Si riparte col 2020

Un po’ di presenze, un po’ di assenze, un po’ di riflessioni.

In questi ultimi tempi sono stato un po’ lontano dal mio blog, impegnato su tanti fronti, soprattutto impegnato nelle associazioni che seguo.

Mi sono dilettato di più a scrivere pensieri e riflessioni su Twitter e Facebook, oppure a fotografare qualcosa di interessante e mettere online su Instagram.

Ma di tanto in tanto, passati gli impegni, mi sono soffermato sulla bacheca, a guardare le statistiche, gli accessi, le ricerche… a domandarmi quando avrei potuto trovare un momento per scrivere ancora sul mio blog.

Uno pensa che un disoccupato abbia milioni di giornate di fancazzismo puro, senza far nulla, senza impegnarsi in nulla. Niente di tutto ciò! Provate a star dietro a due associazioni musicali e soprattutto provare a seguire la burocrazia del sistema protezione civile, e poi ne riparliamo!

In tutto ciò, ogni tanto una serata con gli amici, due risate, un po’ di alcool (beviamo sempre con moderazione), qualche discussione, tanti confronti costruttivi… passa il tempo…

E il 2020 è già arrivato, con il suo carico di aspettative, di buoni propositi, di incertezze, di sogni.

Mi sono ripromesso di leggere di più, perché questo 2019 è stato un anno di poche letture, e questo non me lo posso perdonare. Ma il letto e la stanchezza spesso hanno avuto il sopravvento. Con buona pace dei libri che ho acquistato e che aspettano ancora di essere letti.

Poi ci sono altri progetti, che voglio completare, e sogni che spero di poter realizzare.

Sarò più misantropo, purtroppo. Eh, non c’è cattivo più cattivo di un buono quando diventa cattivo: mi ci portate a diventarlo, poi ne prenderete le conseguenze.

C’è sempre la discussione politica, quotidiana. La sfida tra fasciolegaioli e chi invece vuole ancora un paese fondato sul diritto, sull’uguaglianza, sulla solidarietà e sull’accoglienza. Un paese che ha avuto la malaugurata sorte di sdoganare rigurgiti fascisti e non si vergogna più di questo dipinto nero, segno che a qualcuno fa comodo. Persone insulse, purtroppo. La destra moderata dovrebbe capire che gli estremismi non pagano, anzi. E smetterla con questo continuo “al lupo al lupo” contro i comunisti, che non ci sono più, non torneranno più, non hanno fatto male al paese, al contrario dell’URSS. Perché tutte le conquiste sociali, in Italia, le abbiamo avute alla lotta di sinistra. Se non vi sta bene potete rinunciare a curarvi in ospedali pubblici, potete rinunciare a mandare i vostri figli alla scuola pubblica, potete rinunciare al contratto collettivo nazionale di lavoro e lavorare tutti i giorni senza tutele, potete rinunciare alla sicurezza pubblica e pagarvi la scorta armata privata. Potete fare tante cose, pagate e nessuno vi dirà “pio”.

Il 2020 si prospetta di saluto per amici e parenti che hanno la fissa per la politica e non vedono altro che non sia per forza politicizzato. Tanto, a dirvi che Cristo non è morto nel sonno, non ci credete, per cui siete liberi di andarvene. La Viacard ve la regalo io!

Nuovi progetti stanno per partire: la mia reflex, quest’anno, farà gli straordinari. Sì, quest’anno ho voglia di fotografare. Tanto. Tanti posti. Nuovi. Spero di trovare amici per andare a zonzo a divertirsi di tanto in tanto.

Quest’anno è l’addio a Windows 7. Ma anche no! Sul mio laptop me lo tengo stretto. Non passerò a 10, non ne ho proprio voglia. E’ il miglior sistema operativo che Microsoft abbia prodotto, il più semplice, il più completo, il più funzionale. Poi tanto c’è Linux ad aiutarmi, oppure il mio Mac per le cose più complesse. Ma Windows 7 per me rimane.

Ma a Flickr, che sta succedendo? Svenduto da Verizon-Yahoo e acquistato da SmugMug, col tempo sta perdendo lo smalto di un tempo. Mi tocca abbandonare uno spazio dove mi trovavo bene, anche se pagante, e trovare soluzioni alternative (magari spostando tutte le foto qui sul mio sito). Peccato però. Pessime strategie commerciali.

Tempus fugit. A presto!

Il manifesto delle sardine

Il manifesto delle sardine, «energia»per la buona politica

I ragazzi di Bologna lanciano su Facebook la sfida a Salvini: diamo coraggio ai politici che ci provano.

“Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita.
Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata. Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo. Avete approfittato della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà per rapire la nostra attenzione. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla.
Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare.
Per troppo tempo avete ridicolizzato argomenti serissimi per proteggervi buttando tutto in caciara.
Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete.
Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perché eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare.
Adesso ci avete risvegliato. E siete gli unici a dover avere paura. Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. E’ stata energia pura. Lo sapete cosa abbiamo capito? Che basta guardarsi attorno per scoprire che siamo tanti, e molto più forti di voi.
Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto.
Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie.
Non c’è niente da cui ci dovete liberare, siamo noi che dobbiamo liberarci della vostra onnipresenza opprimente, a partire dalla rete. E lo stiamo già facendo. Perché grazie ai nostri padri e nonni avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare.
Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare. Perché siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo.”

Tutte le promesse non mantenute dal Movimento 5Stelle

Fonte: Business.it

1) Di Maio disse: “Mai alleanze con la Lega… Ma vi pare possibile che un meridionale come me possa fare un’alleanza con uno che canta ‘Vesuvio lavali col fuoco?’”. Sì, anzi “fatto”, come direbbe lui.

2) Di Maio disse: “Basta premier non eletti. Il sottoscritto è stato votato da 11 milioni di italiani”. Era il 30 marzo scorso. Giuseppe Conte non era stato votato da nessuno. È premier. Ops!

3) Di Maio disse: rimetteremo l’articolo 18. Meglio: “Noi il Jobs Act lo vogliamo abolire, crediamo che sotto i 15 dipendenti non serva l’articolo 18”. Data: 17 dicembre 2017. Ricordiamo che l’articolo vietava alle aziende sopra i quindici dipendenti di licenziare i lavoratori senza giusta causa. E ricordiamo che ai grillini non mancò l’occasione per reintrodurlo: alla fine di luglio LeU presentò un emendamento proprio per questo e Roberto Speranza disse a Di Maio: “Ministro, questa è la grande occasione”. La proposta ottenne 317 voti contrari, cioè quelli di Lega e grillini.

4) Di Maio disse: “Cercate una mia proposta di legge di condono che riguarda Ischia o qualche altra regione: se la trovate mi iscrivo al Pd”. Burlone! L’ha detto il 23 agosto 2017. Poi i grillini hanno inserito il condono per Ischia nel decreto per l’emergenza Genova. Per il resto la storia dei condoni edilizi di cui ha beneficiato l’intera famiglia di Di Maio ormai la conoscono anche i sassi…

5) Di Maio e compagnia: “No ai vaccini obbligatori“. Poi il governo ha cambiato idea più volte: prima cancellando il rinvio dell’obbligo, poi confermando la circolare del ministro della Salute Giulia Grillo che consente ai bambini di poter iniziare l’anno scolastico grazie a un’autocertificazione che varrà fino al 10 marzo. Le proteste dei loro amici No-Vax non si sono contate.

6) Di Maio, da anni, parlava di una Taranto senza Ilva e pienamente bonificata dal punto di vista ambientale. Grillo diceva che ci avrebbero fatto un parco là. “La nostra posizione è chiara, la riconversione economica passa dalla chiusura delle fonti inquinanti senza le quali le bonifiche sarebbero inutili”. L’Ilva c’è ancora ed è più forte di prima, anche se questa morale ha fatto seguito a settimane di annunci estivi, stop, pareri dell’avvocatura e atti secretati. Il contratto con il colosso dell’acciaio Arcelor Minai è ancora lì, perfetto. Taranto aveva votato i grillini portandoli al 44%.

7) Reddito di cittadinanza. Qui si vedono delle belle. Ci hanno vinto le elezioni con questa fuffa in testa a tutte le altre! E pazienza se pure i bambini avevano capito che non esistevano le coperture. Su questo tema poi hanno cambiato idea ogni 12 secondi. Doveva essere un sussidio di 780 euro al mese per ogni persona in condizione di povertà, anzi, poteva arrivare a 1680 euro al mese in caso di due figli a carico. Faceva una platea potenziale da 5 milioni di persone. Poi? Poi si è arrivati a uno stanziamento netto di 5,8 miliardi di euro a cui va aggiunto quanto stanziato dai governi precedenti (il “Rei” del diavolo Renzi) e insomma a una cifra che, divisa per tutta la platea annunciata, fa circa 133 euro al mese per persona. Vaglielo un po’ spiegare adesso a chi lo ha votato…

8) Di Maio, in stereofonia con Alessandro Di Battista, diceva a proposito del Tap, il gasdotto trans-adriatico che attraverserà Grecia e Albania per approdare in Italia, nella provincia di Lecce: “Con il governo a 5Stelle, in due settimane non si farà più”. Morale: si farà. A Lecce i grillini avevano preso il 67% con questa promessa.

9) Di Maio e i grillini hanno sempre sostenuto che avrebbero bloccato ogni trivellazione petrolifera nell’Adriatico. Il Movimento, in particolare, nel 2016 aveva ampiamente sostenuto il cosiddetto referendum sulle trivelle. Ora il governo, dopo non averne bloccata nessuna, ha autorizzato altre tre trivellazioni nel mar Ionio, che in effetti non è l’Adriatico. Il via libera è contenuto in tre decreti di fine dicembre con cui il dicastero guidato da Giggino accorda a una compagnia americana trivellazioni per 2.200 km quadrati da Leuca a Isola Capo Rizzuto, fra Puglia, Basilicata e Calabria. In queste zone, con questa promessa, i grillini hanno ottenuto in media il 43%.

10) Di Maio diceva, assieme ai due amigos di governo: “Il deficit al 2,4 per cento non si tocca, primo perché siamo uno stato sovrano, secondo perché manteniamo le promesse”. Pinocchietto che non è altro! Realtà: il premier Conte ha chiuso faticosamente un accordo con l’Europa portando il deficit al 2,04%.

11) Di Maio diceva, sostenendo il re delle gaffe Toninelli: “Il Terzo Valico va messo da parte e va preferito il potenziamento della linea ferroviaria esistente”. Morale: il Terzo Valico si farà.

12) Di Maio ha sempre detto che avrebbe bloccato l’acquisto dei costosissimi jet militari F35. Poi ora, cioè il mese scorso, il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo ha detto che “non si può rinunciare a questa tecnologia che è la migliore al mondo”. Di Maio si è detto subito “perplesso” ma il programma d’acquisto andrà comunque avanti.

13) Di Maio e i grillini (soprattutto siciliani) hanno sempre detto che avrebbero bloccato l’ultimazione del Muos, il sistema satellitare americano realizzato all’interno della riserva della Sughereta in provincia di Caltanissetta. “Smantelleremo il Muos” era la parola d’ordine dei vari comitati grillini. Sino a un annuncio di Claudio Fava, presidente della Commissione antimafia siciliana: “Da oggi è una certezza: il governo è favorevole al Muos. All’udienza di oggi l’avvocatura dello Stato non si è presentata, mantenendo la posizione ufficiale del governo che esprime un chiaro ‘sì’ all’impianto”.

14) Di Maio e compagnia hanno sempre detto peste e corna contro il Tav, il treno ad alta velocità che dovrebbe passare dalla Val di Susa. Si farà? Tutto depone ampiamente per il sì, compreso il tormentato ministro Toninelli secondo il quale “l’opera è stata concepita male ma ora si può rimediare rendendola più sostenibile”. L’unico a scommettere che non se ne farà nulla è rimasto Beppe Grillo. D’altronde fa il comico. Sta di fatto che in Val di Susa i Cinque Stelle hanno ottenuto percentuali da capogiro: a Venaus, uno dei centri simbolo della lotta, il 60%; a Mompantero, negli scorsi anni teatro di scontri, quasi il 46; a Bussoleno, il 44. In tutta la valle i grillini hanno superato abbondantemente il 30%. E ora? Ribadiamo: ne mancano tante altre, ma è meglio chiuderla qua, non vorremmo deprimere troppo gli illusi.

Mi servono ulteriori aggettivi per classificarli, ma li ho tutti esauriti. Mi fanno schifo!

Poche stelle

Siamo a meno di un mese dalle elezioni politiche, ennesima campagna elettorale piena di colpi, spot, promesse etc etc.

Per il mio pensiero, mai e poi mai voterò il centrodestra di Berlusconi, nemmeno il centro di Renzi & co. Il mio passato storico mi colloca nettamente a sinistra, anche se rimango critico verso un intero universo di “fare politica”.

Ma c’è un partito che più di tutti mi ha deluso: il Movimento 5 Stelle. Partiti in pompa magna, l’armata del popolo che doveva risollevare le sorti del paese, che doveva far pulizia del marcio, che… che… che…?? Che si è rivelata un’armata Brancaleone. Cadendo su troppi argomenti importanti (economia, diritti civili) e spacciandosi per immacolati quando poi, nei fatti, mi pare che di immacolato non ci sia nemmeno la carta dei bonifici.

E’ vero che sono stati l’unico partito che hanno volontariamente girato una parte del loro stipendio a favore di un fondo per il microcredito, a dispetto delle altre formazioni politiche. Ma questa non è una novità, o meglio non è fatto nuovo l’uso dello stipendio da parlamentare per fini non personali. Fino a qualche anno fa, lo ribadiva Bersani a “Cartabianca” con Bianca Berlinguer, i parlamentari della Prima Repubblica (soprattutto DC e PCI) versavano una forte somma del loro stipendio al partito, che usava quei soldi per tenere su i circoli, per fare le feste dell’unità o altro. Insomma, erano reinvestiti.

Per cui, la loro tanto acclamata superiorità morale scende qualche gradino. Ma siccome sono sempre fiducioso in una classe politica che cerca di rinnovarsi, mi sono detto che hanno fatto comunque bene. Prendo alla lettera le affermazioni di Di Maio e, calcolatrice alla mano, divido i 23 milioni di € per 7mila, ossia le aziende destinatarie dei soldi. Ragazzi, ma vi siete resi conto che fanno poco più di 3mila euro ad azienda? E che aiuto sarebbe questo?? Abbiamo sceso ancora diversi gradini…

Il fatto, poi, che ci siano regole che vengono osannate come universali, quando poi voi stessi le utilizzate con pesi e misure diverse… la dice lunga… Vedi Livorno (sindaco con avviso di garanzia), Roma (sindaco con avviso di garanzia), Parma (sindaco con avviso di garanzia). Che non vuol dire che tu sia colpevole: l’avviso ha lo scopo di avvisare che la magistratura sta indagando su di te, e che quindi il risultato delle indagini sarà la prova di innocenza o colpevolezza. Ma questo, come scrivevo prima, vale solo per gli altri. I signori 5Stelle usano l’avviso come sentenza passata in giudicato e inneggiano alle dimissioni, a patto che non sia qualcuno dei loro. No, signori, non va bene. La giustizia è uguale per tutti, c’è scritto grande grande in ogni tribunale italiano.

Ok ok, mi si dirà che gli “altri”, i vecchi politici degli altri partiti, hanno fatto anche peggio. Verissimo, ma lo sappiamo bene. Ma dai 5 stelle, invece, no! Perché se ti presenti al popolo inneggiando una superiorità data dalla tua presunta immacolata fedina penale, ti devi comportare con un certo uniforme pensiero. E non arrivare a cambiare le regole in corso solo per salvare la sedia di qualche “tuo” sindaco.

Ma, al di là delle vicende giudiziarie, la perla è stata affrontare alcune domande sui temi di attualità, quali i fatti di Macerata e simili. Una domanda, in particolare, sul tema antifascismo. E qui, signori miei, siete proprio caduti dalla scala della morale e vi siete sfracellati al suolo. “Il MoVimento 5 Stelle ha deciso di votare contro la proposta di legge di Emanuele Fiano che introduce il reato di propaganda del regime fascista e nazionalsocialista.” Per me, avete pure chiuso la campagna elettorale, potete anche tornare a casa. Con questa, vi siete giocati la mia fiducia. Tornate a casa, o meglio tornate o andate a scuola, studiate bene la storia e poi provate ad essere eletti in Parlamento. Su questi temi, cari miei, non si può discutere. Nel 2018, a 70 anni dall’entrata in vigore della nostra Carta Costituzionale, frutto di due anni di lavoro e del sacrificio di centinaia di migliaia di morti, non si può sparare certe scemenze.

Una volta Silvio Berlusconi, nel 2003, al Parlamento Europeo, apostrofò i deputati con “qui sembrate turisti della democrazia“: posso tranquillamente dire che anche voi, cari penta stellati, vi siete dimostrati ugualmente dei turisti della politica. Prima di arrivare a fare scempiaggini in Parlamento, avreste dovuto farvi le ossa nelle amministrazioni locali, per capire bene come funziona la macchina Italia. Invece, sappiano tutti com’è andata…

Gli altri fanno peggio? Ma voi dovevate fare meglio e non l’avete fatto!

Saluti a tutti, a presto.

V.

Grillismo-grullismo

Avevo un collega, a lavoro, con cui ogni tanto si parlava di politica.

Un appassionato della “res publica”, con una preponderanza verso il PD. E con una netta avversione per il centrodestra e, soprattutto, per il Movimento5Stelle. Tanto che aveva coniato il termine “grullismo”, a mo’ di presa in giro del “grillismo”.

Alla luce dei fatti, devo dire che non aveva tutti i torti. Come ho sostenuto in diverse occasioni, avevo forti simpatie per il M5S, ma poi me le hanno fatto passare. Tutte!

Questa loro litania per cui ogni provvedimento licenziato dal Parlamento è un attacco al M5S, che ogni atto di Camera e Senato è contro di loro, insomma questo continuo ed estenuante “al lupo! al lupo!” ha rotto le palle (e scusate il francesismo).

Amici  pentastellati, voi non siete gli unici paladini, non siete gli unici cani da guardia della democrazia. La nostra Costituzione garantisce pesi e contrappesi tra i poteri (legislativo-esecutivo-giudiziario). Invece che inveire sempre e comunque con qualsivoglia formazione politica, senza arrivare ad accordi con nessuno, questa vostra continua ed incessante ricerca del Parlamento “puro e pulito” ha stancato. Metteteci una pietra sopra: non si può essere immacolati quando si scende nell’agorà politico.

Molte delle proposte che avete formulato negli anni hanno sortito l’effetto di raccogliere voti, di intercettare il malumore degli italiani stanchi del dualismo centrosinistra-centrodestra. Ma è altrettanto vero che alla lunga questa scelta di castità non paga.

Permettemi, ancora una volta, di suggerirvi una svolta: iniziate a lavorare meglio sul territorio (Roma, Livorno, Torino non sono buon esempi), poi vediamo se riuscite ad essere meritevoli di governare il Paese. Per ora, direi proprio di no.

Lo stolto, il dito, la luna

Con un po’ di settimane di assenza, causa vari impegni, riprendo in mano il mio amato blog. E lo faccio all’indomani dei risultati elettorali delle elezioni amministrative che si sono svolti in Italia ieri. Un dato che mi fa riflettere: non solo nella mia Pistoia, ma un po’ in tutta Italia il Partito Democratico perde. E di brutto!

Analisi… Ma è merito dei partiti di destra o centrodestra ad avere incanalato la rabbia verso il diverso, verso l’immigrato (tout cour, a prescindere se sia rifugiato o meno, se sia in fuga da guerra etc etc) e verso il solito discorso trito che la sinistra non è brava a governare perché mette le tasse a tutti? Oppure è demerito della linea politica del segretario PD in primis ad aver spinto gli elettori a spostare la propria preferenza verso altri partiti?

Chi mi conosce sa bene quanto io non abbia mai avuto simpatie per il PD, meno che mai per il suo attuale segretario. E continuo a sostenere la mia antipatia verso una direzione politica di destra!

A livello locale forse qualcosa si può ancora fare (forse!), ma vedo quanto questo partito sia diventato una maschera, usata per continuare a fare i propri interessi nel proprio orticello (comunale/provinciale/regionale).

Cosa vuole il cittadino? Cosa chiede alla classe politica attuale? Indubbiamente qualcuno se lo sarà chiesto, per Dio! Se voglio fare politica, qualche domanda me la pongo… almeno io… Il cittadino vuole pagare meno tasse, perché siamo veramente al colmo e al paradosso che si predica bene e si razzola male (in pochi anni la mia TARI è triplicata!!!!); il cittadino vuole più sicurezza nelle città e nelle strade (spesso lasciate in balìa di se stesse); il cittadino vuole che i politici siano finalmente ONESTI, la lezione della prima Repubblica è servita solo a conclamare le tangenti e farle divenire attività quotidiana e spudoratamente alla luce del sole; il cittadino vuole che chi amministra un comune sia un primo cittadino che sì, ha un colore politico, ma che poi faccia qualcosa per tappare le buche lungo le strade, o che si prenda cura del verde, che faccia interventi seri sul territorio, senza usare il cemento come pretesto per far ripartire l’economia (invece di nuove colate per nuove abitazioni, che spesso rimangono invendute causa penuria di euro, ristrutturiamo quelle decine di migliaia che sono vuote).

Vogliamo poi parlare delle province? A cosa ha portato la riforma Del Rio? Ad un guazzabuglio giuridico e politico, ha azzerato competenze e professionalità, ha tolto un presidio sul territorio, ha spostato personale verso comuni e regioni o altri enti pubblici… E che è successo poi? Gli enti ci sono ancora, chiamateli come vi pare ma ci sono: depotenziati, senza soldi, senza avere la possibilità di gestire quel parco di competenze che sono state mantenute… Risultato? Presidenti di provincia costretti a denunciare lo Stato alle procure delle repubbliche!

E’ ora di finirla con gli spot elettorali, tanto cari a Renzi come a Berlusconi. Ed è ora di finirla anche con quella demagogia becera di Grillo e del suo movimento. La democrazia è il governo del popolo, e per fare questo occorre riportare la politica nelle famiglie. Ripartire da un concetto di partecipazione democratica, di far tornare l’interesse a occuparsi della res publica, della cosa pubblica. Coinvolgere i cittadini nell’interesse del singolo municipio, invitando la gente ai consigli comunali, informando e formando.

Finché gli interessi di pochi avranno il predominio sugli interessi dei tanti, e finché la smania dittatoriale di un singolo uomo al comando prevarrà sull’ottima di buona amministrazione e responsabilizzazione e di etica, allora ci meriteremo i Renzi e i Berlusconi che abbiamo avuto e che hanno ancora voce in capitolo.

Gli unti del signore, gli uomini salvatori della patria, chi si considera l’unica vera scialuppa di salvataggio… finiscono sempre per fare una pessima fine (politica e non).

A questi personaggi io preferisco un sindaco che si sporca le mani per fare il proprio lavoro e per essere presente con i cittadini. Di gente arroccata sugli scranni, buona sono a vaticinare e sproloquiare, che non ha nemmeno la decenza di ascoltare maggioranza e opposizione, che si sente superiore, che non fa mai una seria autocritica, non ne abbiamo più bisogno.

“Lo Stato siamo noi” – Piero Calamandrei

Calamandrei70 anni. La nostra Repubblica e la nostra Costituzione repubblicana hanno compiuto 70 anni. E ieri, come oggi, si ripropongono le medesime problematiche, sociali e politiche. Questo piccolo libretto, di poco più di 130 pagine, torna attuale come non mai.

Calamandrei, avvocato fiorentino di altissimo spessore morale, qui riporta il suo pensiero politico, sociale, culturale, civico. Da uomo del Foro e da costituente, ha dato una forte impronta al testo costituzionale.

Consiglio questo libro a tutti coloro che vogliano capire ciò che significa Resistenza, antifascismo, rinascita dopo la dittatura, sognare una nuova Italia, far ripartire il nostro paese verso un grande avvenire. Ma soprattutto, per comprendere meglio ciò che la politica, in 70 anni, non ha prodotto ciò che nella Costituzione fu scritto. Un compromesso del popolo per il popolo, che è stato stravolto o inattuato per meri interessi di parte.

“[…] Intanto c’è ancora da far conoscere, dopo dieci anni, che cosa la Resistenza fu.
Gli italiani ancora non lo sanno: anche coloro che ne fecero parte non sanno a pieno quanta ne fu l’estensione e la grandezza. Ma specialmente i giovani, i giovinetti che vengono su ora, ignorano tutto di essa. Quando furono commemorati, un mese fa, i fratelli Cervi, il sentimento generale, anche tra gli uomini della Resistenza, era la commossa meraviglia: nessuno si immaginava la prossibilità di tanta grandezza in quella famiglia di gente semplice e oscura. E così per altri cento episodi. […]”

Buona lettura a tutti!

1° Maggio 2016

Quarto-Stato-Pi-giuseppe-Pelizza-da-Volpedo_a

Buona festa del lavoro a tutti.

A chi lavora con contratto a tempo indeterminato con tutte le garanzie.

A chi lavora con contratto con poche garanzie.

A chi ha un contratto a tempo.

A chi ha una collaborazione che maschera una subordinazione.

A chi lavora quando può, sbarcando il lunario alla meno peggio.

A chi non lavora e deve fare i salti mortali per campare.

Ai politici, che non hanno un lavoro ma il c/c pieno di soldi nostri, indebitamente accreditati ogni mese.

Ai politici corrotti, che si meritano un lavoro vero, tipo 10-15 anni di lavori forzati in una colonia penale agricola, così per capire veramente cosa vuol dire guadagnarsi il pane quotidiano in maniera onesta, come la maggior parte degli italiani.

Ai grandi industriali, che dei diritti dei lavoratori ci si puliscono il culo tutte le mattine come carta igienica.

Ai piccoli industriali, che spesso non mangiano pur di dare uno stipendio ai loro impiegati/operai.

Agli industriali corrotti, che con i sotterfugi delle leggi scritte dai politici corrotti e compiacenti, spostano i soldi all’estero e mandano in rovina le famiglie degli operai e degli impiegati.

Ai preti e ai prelati di Santa Romana Chiesa, quelli onesti.

Ai preti e ai prelati di Santa Romana Chiesa che “pecunia non olet” e allora si buttano sui soldi, sul peccato, sugli attici pagati con le offerte per i bambini bisognosi e se ne sbattono le palle dei poveri e delle famiglie bisognose.

Al Santo Padre, perché il suo lavoro è uno dei più difficili. Soprattutto perché c’è tanto di quel marcio in Vaticano che una discarica non basta. Ce ne vuole una grande come l’Italia intera.

All’Universo, a quella meravigliosa forza che ci unisce e che ci attraversa ogni giorno. Perché in un modo o nell’altro, in un equilibrio cosmico, da e riceve, do ut des.

Buon lavoro a tutti.

Pupazzi

Elezioni-astensione-attiva-ecco-cosa-succede-col-non-voto-420x270Vedo il Presidente del Consiglio, in foto e sui tg, (s)parlare di Italia, di futuro, di ripresa e tanti altri altre bla bla bla bla…

E ovviamente, giù ad elogiare questo politico nuovo, fresco, con la faccia giovane, e giù auguri di buon lavoro, complimenti e via discorrendo… Mah!

Personalmente, al personaggio di cui sopra, augurerei tante cose. Soprattutto, di soffrire di fame e stenti esattamente per quanto sta facendo soffrire una buona fetta di italiani (mai toccare gli amici con i soldi eh?).

Tagliato stipendio e rimborso, perché chi va a far politica non deve ingrassarsi il portafoglio a sbafo. E una lezione direttamente impartita da Pietro Calamandrei, che temo il pupazzo mio conterraneo non sa nemmeno chi sia.

Dopodiché, come premio per aver governato questo paese, un anno ai lavori forzati in una colonia penale agricola sul modello di Pianosa. Niente internet, niente Facebook, niente Twitter, niente annunci e sproloqui o castronerie varie. Perché lui la faccia ce la mette, nel frattempo lo mette in culo a tutti gli italiani, insieme a tutti i baciapile che si ritrova intorno.

Mi aspetto ancora che il PD faccia qualcosa di sinistra e la smetta di voler essere figlio illegittimo della Democrazia Cristiana. Sicuramente nel DNA ha qualche atomo, avuto in prestito dai vari popolari naufragati su quella spiaggia, ma su una cosa sono più che certo: non ha più nessun legame con Gramsci e con De Gasperi.

Fine dei diritti

europa1-150x150Stavo rileggendo un interessante articolo, apparso su “Il Fatto Quotidiano” a fine febbraio, scritto da Roberto Marchesi. E c’è una frase, quasi a fine articolo, che mi lascia perplesso e profondamente turbato. Secondo il giornalista, “la crisi era necessaria a smantellare le migliori condizioni sociali create in Europa dal dopoguerra fino al 2010.”

A pensarci bene e riflettendo seriamente sull’economia e sullo scellerato potere del “mercato” e delle banche rispetto ai governi centrali, la frase suona piuttosto come un anatema, che ovviamente i politici meno accorti e più sottoposti (leggi sottomessi) al potere economico non considerano nemmeno lontanamente.

Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, nel suo articolo di domenica scorsa ‘Nobody understand debt‘ (nessuno capisce il debito) spiega ancora una vota al grande pubblico come debba essere interpretata correttamente la diversità tra il debito pubblico e il debito privato, cioè questa: a differenza di una semplice famiglia, quando lo Stato riduce le proprie spese al fine di ridurre i propri debiti, non è una “goccia” in meno nel mare dei consumi, sostanzialmente insignificante come nel caso della famiglia, ma è un fiume che si secca, e molti consumatori, e imprese, a catena, sono costretti a fare la stessa cosa. Si avvia così un ciclo recessivo che tende ad espandersi in cerchi sempre più larghi fino a contagiare tutti e a diventare depressione per tutto il paese.

Al contrario di ciò che deve fare il “buon padre di famiglia” perciò gli Stati devono stare bene attenti a come azionano la leva dell’austerity per la riduzione del debito pubblico, poiché non è vero che è sufficiente ridurre le spese per ridurre il debito. Fatta malamente, questa manovra, serve solo a ridurre l’economia e a spingere l’intero paese prima in severa recessione e poi, se non si riesce ad arrestare il ciclo negativo, in disastrosa depressione che può durare decenni.

Non è solo teoria, è proprio ciò che disgraziatamente sta accadendo un po’ in tutto il mondo, basta guardarsi attorno e non è difficile rendersene conto.

Solo negli Stati Uniti è in atto un piccolo inizio di ripresa, ma il debito non è diminuito per niente, anzi, continua ad aumentare. Gli interventi di politica monetaria praticati negli ultimi cinque anni dalla Federal Reserve americana sono stati massicci, mentre la Bce, come noto, ha cominciando solo recentissimamente ad avviare qualcosa di concreto con un QEE.

Ma c’è già chi dice ‘Stimulus for Eurozone, It May Be Too Little or Too Late‘ (lo stimolo potrebbe essere troppo piccolo, o arrivato tardi).

Meglio tardi che mai, dice un sano proverbio, però è vero che è molto tardi. I danni che si sono creati, specialmente in Europa, con la folle politica di austerity, che in soli tre anni ha generato in tutto il continente disastri che, sul piano economico, sono pari a quelli prodotti da una grande guerra persa.

Appare però ormai in tutta evidenza che non è più col monetarismo di Friedman che si può sperare di risolvere questa intricata situazione, ci vuole un robusto Keynes. Se è un singolo Stato ad attuare una politica monetaria ben calibrata, gli effetti positivi si vedono abbastanza in fretta, ma se sono più o meno tutte le grandi banche centrali a farlo, tutte assieme, il monetarismo si annulla, diventa inefficace.

Se poi, come nel caso dell’Europa, si arriva buoni ultimi, cioè dopo Usa, Gran Bretagna, Giappone e Svizzera, per citare solo le più grandi, la speranza di un effetto positivo diventa pura illusione. Allora non è sulle proposte “velleitarie” di Tsipras che bisogna puntare il dito, ma sulla totale insipienza di chi ci ha governato in Italia e in Europa.

E’ stato un intero corollario di errori madornali a creare questa disastrosa situazione, non il debito.

Non è difficile individuarli a grandi linee. Si è cominciato nel 2009, lasciando salire il cambio del dollaro fino a circa una volta e mezzo contro l’Euro. Un differenziale pesantissimo! Perché così tanto e così a lungo non si è fatto nulla per moderare la distanza? E sui tassi? Altro classico intervento monetario. Gli Usa hanno subito portato in pochi mesi il tasso di rifinanziamento alle banche pari sostanzialmente allo zero. L’Europa non solo non lo ha fatto, ma ha addirittura aumentato il tasso due volte nel 2011 scatenando una crisi gravissima in tutta Europa. E quando finalmente hanno messo la retromarcia, invece di andare a competere con gli Usa, hanno mantenuto una distanza di oltre un punto percentuale fino a due mesi fa.

Cosa sono questi? Errori? Ignoranza?

Qualcuno (compresa l’Italia) ha esagerato con l’accumulazione del debito, ma la parte in eccesso (rispetto alla Germania per esempio) non è andata in spese sociali, ma a lubrificare la corruzione dei politici e l’evasione fiscale. Comunque non è stato il debito a causare la crisi, ma quelle incredibili “stravaganze e disattenzioni” fatte dai nostri politici e governanti a metterci la corda al collo.

E le riforme che vuole fare Renzi? (e fino a l’altro ieri anche Berlusconi!) E’ un caso che vadano proprio nella direzione “gradita” dai riformisti del capitalismo internazionale americano?

Perché è stato fatto e si sta tuttora facendo questo inconcepibile regalo al capitalismo made in Usa?

C’è una sola risposta logica a tutto questo: la crisi era necessaria a smantellare le migliori condizioni sociali create in Europa dal dopoguerra fino al 2010.

La nostra tutela e trattamento retributivo dei lavoratori, la nostra sanità, il nostro sistema pensionistico, ecc., la gran parte degli americani se li potranno sognare ancora per un bel pezzo, e probabilmente non li avranno comunque mai! Ma purtroppo, di questo passo, tra non molto anche l’Europa non li avrà più.

Scenario non così tanto lontano dalla realtà e dalla realizzazione (purtroppo)!!!