Si chiude il 2023

Siamo arrivati alla fine di questo tormentato anno.

Un anno davvero accidentato, su  molti fronti, pur non essendo un “anno bisesto anno funesto” come ci dice il motto… Eppure… sono successe tante cose, sono accaduti tanti eventi, alcuni estremamente piacevoli, altri diametralmente opposti. Nonostante tutto, però, siamo ancora qui… davanti ad una tastiera, in questa stanzetta piena zeppa di scartoffie e di pensieri… che si affollano nella mente…

Vorrei dire GRAZIE a tutti coloro che mi sono stati vicini, nei momenti belli e in quelli pessimi, ma soprattutto un ringraziamento a coloro che non ci sono stati, perché al fine si sono dimostrati per quello che veramente sono.

Grazie a tutti coloro che mi hanno lanciato coltelli alle spalle, che mi hanno deriso, che mi hanno calunniato, che mi hanno denigrato. Grazie, perché ancora una volta avete dimostrato che io non sono, e non sarò mai, come voi.

Grazie alla mia famiglia, ai miei parenti, agli amici, che mi riempiono ogni giorni di affetto.

Grazie agli amici, vicini e lontani, con cui c’è ancora un bel rapporto, nonostante la distanza e le difficoltà.

Vorrei scrivere una lista di buoni propositi per il nuovo anno, ma non so se funzionerebbe… negli anni scorsi non è andata proprio bene bene quanto avrei voluto… perciò, scaramanticamente, dico solo che vorrei poter leggere tanti libri… oltre che comprarne ancora e ancora, ovviamente!!!

Auguro a tutti voi un felice anno nuovo, con gioia e amore. E che sia un anno di pace, in ogni angolo del mondo, perché ancora una volta c’è bisogno di pace, interiore e non solo.

I giovani d’oggi

Trovo online su Twitter (per me rimane con quel nome, dato che finché aveva quello andava bene e non era la cloaca che è diventato) questo pensiero sulla gioventù moderna. Letto e riletto, ahimè, non si può che essere d’accordo, quasi in totale parte!

“Ho una mia idea, che ovviamente non combacerà con quella degli esperti del settore. Abbiamo cresciuto una generazione di bimbi minkia, molli, inadeguati, incapaci di accettare un no o una scritta, incapaci di accettare un brutto voto, sempre pronti a difenderli. Anche quando hanno torto marcio. Ci siamo (parlo in generale riferito alla mia generazione) posti come amici invece che genitori, come compagni di cazzate invece che educatori, come complici invece che come esempio. La nostra è stata l’ultima generazione che quando sbagliava veniva puntita, cinghiate, mazze della scopa, sberle, zoccoli che volavano e colpivano il bersaglio. Abbiamo ritenuto che non fossero metodi educativi, a ragione! Però non li abbiamo sostituiti con nulla. Al posto della sberla o punizione, un “amore non ti preoccupare ci pensa papà/mamma” e nient’altro. Al brutto voto a scuola abbiamo reagìto accusando l’insegnante invece che rimproverare i nostri figli che nella maggior parte dei casi abbiamo abbandonato. davanti la TV, in palestra, al campo, al centro estivo, con la baby sitter, coi nonni, perché noi avevamo da Lavorare nel migliore dei casi o farci i fottuti cazzi nostri nel peggiore. Abbiamo creato una società di merda fatta di genitori disagiati che si fanno i selfie sui social, che “baccagliano” le tardone o le ragazzine, che si credono maestre dell’eros, che passano il tempo a polemizzare, litigare e discettare sul nulla. Non abbiamo fatto nulla di buono, tranne qualche rara eccezione che comunque non vale un cazzo. Negli ultimi 50 anni la nostra società invece che migliorare è peggiorata ormai ostaggio di ignoranza e violenza. I risultati li abbiamo sotto agli occhi, mariti e fidanzati che uccidono le compagne, gente che denigra scuola e scienza, personaggi inadeguati in ogni ruolo.”

Come ho risposto al sopracitato post, non tutti, per fortuna, ma una grossa fetta è così. Dai racconti di amici/che insegnanti, dovrebbero vivere con la SWAT di guardia! Da un eccesso di rigore a una mancanza generalizzata che ha prodotto bimbiminkia. Tv spazzatura e governi incapaci hanno dato il colpo.

Tutto questo a poche ore dal ritrovamento del corpo della giovane Giulia, uccida dal suo fidanzato, riporta ancora una volta alla ribalta la considerazione ancora tossica del maschilismo. Le donne considerate come oggetto. Ancora! Siamo nel 2023, dovremmo essere una società all’avanguardia tipo Star Trek, invece siamo ancora qui a piangere donne uccise dai loro compagni/mariti/fidanzati/padri. In Italia, poi, dove il delitto d’onore è stato cancellato solo 40 anni fa! Tutto questo mi fa orrore.

Per fortuna che i ragazzi 20enni e 30 non sono tutti così, ma fa davvero male all’anima leggere ancora tutta questa inqualificabile “cultura” maschilista. Così non è civiltà, non è nemmeno natura. E’ delirio.

Pensieri di inizio estate 2023

Ormai è partita l’estate 2023, con le sue belle giornate, le cicale, il sole, il caldo…
Eppure, per gli impegni presi, vedo ancora nuvole scure all’orizzonte!

Non è tanto per gli eventi internazionali (crisi climatica, guerre, etc), ma per ciò che accade qui, nelle nostre zone. Devo assistere, mio malgrado, a scene disgustose, ignobili, a episodi che definire squallidi sarebbe quasi un complimento!
Ci sono persone, anche sedicenti amici, in lotta per una poltrona. Intendo lotta vera, quasi con il coltello tra i denti, che smuovono mari e monti pur di arrivare alla cadrega. Che non è nemmeno pagata, perché è volontariato! Però per loro è simbolo di potere, simbolo di dominanza, di possesso, di rendere gli altri sudditi al cospetto del re/regina.
Rendiamoci conto dove siamo andati a finire: una lotta intestina per una poltrona di “comando” ma che è scomoda e nemmeno pagata!! E c’è gente che venderebbe la madre pur di arrivarci.
Oppure, assistere ad assemblee dove il diritto viene palesemente calpestato in funzione di una consuetudine “praeter legem” che però, di fatto, adesso è totalmente contraria alla legge. Arzigogoli contorsionistici, che sparigliano il buon senso… “eh ma finora si è fatto così” oppure “ma s’è sempre fatto così”. No. Non esiste più il “si è sempre fatto così” fin dal 1994 (prima legge sulle Onlus) ma soprattutto dal 2017, con la riforma del Terzo Settore! Che è una porcata, ma su alcuni aspetti ha una sua logica. Trasparenza, democraticità, una tessera un voto. Abominevoli, semplicemente abominevoli.

Ecco… certe volte mi viene da pormi la fatidica domanda “ma chi me l’ha fatto fare?”, perché sopportar tutto questo è veramente uno stress, quotidiano! Certi personaggi, poi, non aiutano nemmeno, anzi. Con le loro macchinazioni alle spalle, fanno di tutto per metterti zizzania, per aizzarti la gente contro, per metterti nei casini, per tirarti addosso merda, per distruggerti… Per il solo piacere infame e meschino di gioire dei tuoi fallimenti. Salvo poi chiamarti quasi a notte inoltrata e chiederti, implorando, di aiutarti con l’ennesimo casino informatico, risolto in 5 minuti (cronometrato a orologio). Quando i burocrati servono, si fa finta di averli infamati fino a un istante prima… a casa mia si direbbe avere la faccia come il culo!

Però poi, in questo mondo che è il volontariato, riessci anche ad incontrare persone fantastiche, dal cuore d’oro, dagli abbracci calorosi e dai sorrisi contagiosi. Persone che ti aiutano, anche solo con una serata a chiacchiere & birra… per farti dimenticare le merde ipocrite che devi rivedere ogni giorno…

E buona estate anche a voi!

27 Gennaio. Giornata della memoria

Il prof entra in aula: “Chi non è di Ravenna si metta da questa parte”.
Gli studenti lo guardano con sospetto, chi non è nato nella città romagnola, e sono poco meno della metà, si sposta ciondolando senza capire le motivazioni.
“Bene, volevo dirvi che d’ora in poi non potrete più fare lezione in questa classe, non potrete più venire a scuola”.
Facce allibite, “Prof, ma è serio?”, “Dai, è uno scherzo”.
“Sono serissimo, ora toglietevi orologi, braccialetti, collanine e appoggiateli su quel banco. Voi che avete gli occhiali, via anche quelli”.
“Ma non ci vediamo!”.
“È così. Le cinture anche, ragazzi. E le scarpe, non vi servono più. Ragazze, tiratevi indietro i capelli, legateli, nascondeteli come se non li aveste più”.
Una ragazza tornando verso il gruppo dei “non nati a Ravenna” senza scarpe dice: “Non mi sento più io”. Chi ammette di essere in imbarazzo, chi sogghigna. Poi cala il silenzio. Gli studenti ravennati, a bassa voce, uno con l’altro commentano: “Ma dai, ma perché?”.
Quelli che non sono nati a Ravenna vengono spostati verso le finestre, fa freddo dagli spifferi, gli altri possono stare al caldo accanto ai termosifoni.
Il professore si ferma: “Chi di voi ha capito?”
Tutti hanno capito: “Ci ha fatto vivere cosa hanno provato gli ebrei quando sono stati separati dai loro compagni, quando sono stati deportati”.
“E voi come vi siete sentiti?”
“A disagio, gli altri mi vedevano come io non voglio essere vista”. E ancora: “Ma senza occhiali non vedevo nulla”. Tutti concordano: non è giusto, ovvio. Eppure è stato.
L’insegnante ha continuato, rivolgendosi al gruppo dei nati a Ravenna: “E voi, perché siete stati zitti?”.
“Perché lei è il prof”.
“Ma se l’autorità commette qualcosa di atroce voi NON DOVETE TACERE. Succedeva cosi anche con le leggi razziali: alcuni avevano paura di esporsi pur riconoscendo che non erano giuste, altri hanno reagito con un atteggiamento superficiale”.
Lezione conclusa.
Accadeva 4 anni fa. La Shoah spiegata agli studenti dal prof. di lettere Diego Baroncini, allora trentenne. Grazie

27 Gennaio. Giornata della memoria. Per non dimenticare!