Si riparte col 2020

Un po’ di presenze, un po’ di assenze, un po’ di riflessioni.

In questi ultimi tempi sono stato un po’ lontano dal mio blog, impegnato su tanti fronti, soprattutto impegnato nelle associazioni che seguo.

Mi sono dilettato di più a scrivere pensieri e riflessioni su Twitter e Facebook, oppure a fotografare qualcosa di interessante e mettere online su Instagram.

Ma di tanto in tanto, passati gli impegni, mi sono soffermato sulla bacheca, a guardare le statistiche, gli accessi, le ricerche… a domandarmi quando avrei potuto trovare un momento per scrivere ancora sul mio blog.

Uno pensa che un disoccupato abbia milioni di giornate di fancazzismo puro, senza far nulla, senza impegnarsi in nulla. Niente di tutto ciò! Provate a star dietro a due associazioni musicali e soprattutto provare a seguire la burocrazia del sistema protezione civile, e poi ne riparliamo!

In tutto ciò, ogni tanto una serata con gli amici, due risate, un po’ di alcool (beviamo sempre con moderazione), qualche discussione, tanti confronti costruttivi… passa il tempo…

E il 2020 è già arrivato, con il suo carico di aspettative, di buoni propositi, di incertezze, di sogni.

Mi sono ripromesso di leggere di più, perché questo 2019 è stato un anno di poche letture, e questo non me lo posso perdonare. Ma il letto e la stanchezza spesso hanno avuto il sopravvento. Con buona pace dei libri che ho acquistato e che aspettano ancora di essere letti.

Poi ci sono altri progetti, che voglio completare, e sogni che spero di poter realizzare.

Sarò più misantropo, purtroppo. Eh, non c’è cattivo più cattivo di un buono quando diventa cattivo: mi ci portate a diventarlo, poi ne prenderete le conseguenze.

C’è sempre la discussione politica, quotidiana. La sfida tra fasciolegaioli e chi invece vuole ancora un paese fondato sul diritto, sull’uguaglianza, sulla solidarietà e sull’accoglienza. Un paese che ha avuto la malaugurata sorte di sdoganare rigurgiti fascisti e non si vergogna più di questo dipinto nero, segno che a qualcuno fa comodo. Persone insulse, purtroppo. La destra moderata dovrebbe capire che gli estremismi non pagano, anzi. E smetterla con questo continuo “al lupo al lupo” contro i comunisti, che non ci sono più, non torneranno più, non hanno fatto male al paese, al contrario dell’URSS. Perché tutte le conquiste sociali, in Italia, le abbiamo avute alla lotta di sinistra. Se non vi sta bene potete rinunciare a curarvi in ospedali pubblici, potete rinunciare a mandare i vostri figli alla scuola pubblica, potete rinunciare al contratto collettivo nazionale di lavoro e lavorare tutti i giorni senza tutele, potete rinunciare alla sicurezza pubblica e pagarvi la scorta armata privata. Potete fare tante cose, pagate e nessuno vi dirà “pio”.

Il 2020 si prospetta di saluto per amici e parenti che hanno la fissa per la politica e non vedono altro che non sia per forza politicizzato. Tanto, a dirvi che Cristo non è morto nel sonno, non ci credete, per cui siete liberi di andarvene. La Viacard ve la regalo io!

Nuovi progetti stanno per partire: la mia reflex, quest’anno, farà gli straordinari. Sì, quest’anno ho voglia di fotografare. Tanto. Tanti posti. Nuovi. Spero di trovare amici per andare a zonzo a divertirsi di tanto in tanto.

Quest’anno è l’addio a Windows 7. Ma anche no! Sul mio laptop me lo tengo stretto. Non passerò a 10, non ne ho proprio voglia. E’ il miglior sistema operativo che Microsoft abbia prodotto, il più semplice, il più completo, il più funzionale. Poi tanto c’è Linux ad aiutarmi, oppure il mio Mac per le cose più complesse. Ma Windows 7 per me rimane.

Ma a Flickr, che sta succedendo? Svenduto da Verizon-Yahoo e acquistato da SmugMug, col tempo sta perdendo lo smalto di un tempo. Mi tocca abbandonare uno spazio dove mi trovavo bene, anche se pagante, e trovare soluzioni alternative (magari spostando tutte le foto qui sul mio sito). Peccato però. Pessime strategie commerciali.

Tempus fugit. A presto!

Il manifesto delle sardine

Il manifesto delle sardine, «energia»per la buona politica

I ragazzi di Bologna lanciano su Facebook la sfida a Salvini: diamo coraggio ai politici che ci provano.

“Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita.
Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata. Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo. Avete approfittato della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà per rapire la nostra attenzione. Avete scelto di affogare i vostri contenuti politici sotto un oceano di comunicazione vuota. Di quei contenuti non è rimasto più nulla.
Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare.
Per troppo tempo avete ridicolizzato argomenti serissimi per proteggervi buttando tutto in caciara.
Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete.
Per troppo tempo vi abbiamo lasciato campo libero, perché eravamo stupiti, storditi, inorriditi da quanto in basso poteste arrivare.
Adesso ci avete risvegliato. E siete gli unici a dover avere paura. Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. E’ stata energia pura. Lo sapete cosa abbiamo capito? Che basta guardarsi attorno per scoprire che siamo tanti, e molto più forti di voi.
Siamo un popolo di persone normali, di tutte le età: amiamo le nostre case e le nostre famiglie, cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero. Mettiamo passione nell’aiutare gli altri, quando e come possiamo. Amiamo le cose divertenti, la bellezza, la non violenza (verbale e fisica), la creatività, l’ascolto.
Crediamo ancora nella politica e nei politici con la P maiuscola. In quelli che pur sbagliando ci provano, che pensano al proprio interesse personale solo dopo aver pensato a quello di tutti gli altri. Sono rimasti in pochi, ma ci sono. E torneremo a dargli coraggio, dicendogli grazie.
Non c’è niente da cui ci dovete liberare, siamo noi che dobbiamo liberarci della vostra onnipresenza opprimente, a partire dalla rete. E lo stiamo già facendo. Perché grazie ai nostri padri e nonni avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare.
Siamo già centinaia di migliaia, e siamo pronti a dirvi basta. Lo faremo nelle nostre case, nelle nostre piazze, e sui social network. Condivideremo questo messaggio fino a farvi venire il mal di mare. Perché siamo le persone che si sacrificheranno per convincere i nostri vicini, i parenti, gli amici, i conoscenti che per troppo tempo gli avete mentito. E state certi che li convinceremo.”

Tutte le promesse non mantenute dal Movimento 5Stelle

Fonte: Business.it

1) Di Maio disse: “Mai alleanze con la Lega… Ma vi pare possibile che un meridionale come me possa fare un’alleanza con uno che canta ‘Vesuvio lavali col fuoco?’”. Sì, anzi “fatto”, come direbbe lui.

2) Di Maio disse: “Basta premier non eletti. Il sottoscritto è stato votato da 11 milioni di italiani”. Era il 30 marzo scorso. Giuseppe Conte non era stato votato da nessuno. È premier. Ops!

3) Di Maio disse: rimetteremo l’articolo 18. Meglio: “Noi il Jobs Act lo vogliamo abolire, crediamo che sotto i 15 dipendenti non serva l’articolo 18”. Data: 17 dicembre 2017. Ricordiamo che l’articolo vietava alle aziende sopra i quindici dipendenti di licenziare i lavoratori senza giusta causa. E ricordiamo che ai grillini non mancò l’occasione per reintrodurlo: alla fine di luglio LeU presentò un emendamento proprio per questo e Roberto Speranza disse a Di Maio: “Ministro, questa è la grande occasione”. La proposta ottenne 317 voti contrari, cioè quelli di Lega e grillini.

4) Di Maio disse: “Cercate una mia proposta di legge di condono che riguarda Ischia o qualche altra regione: se la trovate mi iscrivo al Pd”. Burlone! L’ha detto il 23 agosto 2017. Poi i grillini hanno inserito il condono per Ischia nel decreto per l’emergenza Genova. Per il resto la storia dei condoni edilizi di cui ha beneficiato l’intera famiglia di Di Maio ormai la conoscono anche i sassi…

5) Di Maio e compagnia: “No ai vaccini obbligatori“. Poi il governo ha cambiato idea più volte: prima cancellando il rinvio dell’obbligo, poi confermando la circolare del ministro della Salute Giulia Grillo che consente ai bambini di poter iniziare l’anno scolastico grazie a un’autocertificazione che varrà fino al 10 marzo. Le proteste dei loro amici No-Vax non si sono contate.

6) Di Maio, da anni, parlava di una Taranto senza Ilva e pienamente bonificata dal punto di vista ambientale. Grillo diceva che ci avrebbero fatto un parco là. “La nostra posizione è chiara, la riconversione economica passa dalla chiusura delle fonti inquinanti senza le quali le bonifiche sarebbero inutili”. L’Ilva c’è ancora ed è più forte di prima, anche se questa morale ha fatto seguito a settimane di annunci estivi, stop, pareri dell’avvocatura e atti secretati. Il contratto con il colosso dell’acciaio Arcelor Minai è ancora lì, perfetto. Taranto aveva votato i grillini portandoli al 44%.

7) Reddito di cittadinanza. Qui si vedono delle belle. Ci hanno vinto le elezioni con questa fuffa in testa a tutte le altre! E pazienza se pure i bambini avevano capito che non esistevano le coperture. Su questo tema poi hanno cambiato idea ogni 12 secondi. Doveva essere un sussidio di 780 euro al mese per ogni persona in condizione di povertà, anzi, poteva arrivare a 1680 euro al mese in caso di due figli a carico. Faceva una platea potenziale da 5 milioni di persone. Poi? Poi si è arrivati a uno stanziamento netto di 5,8 miliardi di euro a cui va aggiunto quanto stanziato dai governi precedenti (il “Rei” del diavolo Renzi) e insomma a una cifra che, divisa per tutta la platea annunciata, fa circa 133 euro al mese per persona. Vaglielo un po’ spiegare adesso a chi lo ha votato…

8) Di Maio, in stereofonia con Alessandro Di Battista, diceva a proposito del Tap, il gasdotto trans-adriatico che attraverserà Grecia e Albania per approdare in Italia, nella provincia di Lecce: “Con il governo a 5Stelle, in due settimane non si farà più”. Morale: si farà. A Lecce i grillini avevano preso il 67% con questa promessa.

9) Di Maio e i grillini hanno sempre sostenuto che avrebbero bloccato ogni trivellazione petrolifera nell’Adriatico. Il Movimento, in particolare, nel 2016 aveva ampiamente sostenuto il cosiddetto referendum sulle trivelle. Ora il governo, dopo non averne bloccata nessuna, ha autorizzato altre tre trivellazioni nel mar Ionio, che in effetti non è l’Adriatico. Il via libera è contenuto in tre decreti di fine dicembre con cui il dicastero guidato da Giggino accorda a una compagnia americana trivellazioni per 2.200 km quadrati da Leuca a Isola Capo Rizzuto, fra Puglia, Basilicata e Calabria. In queste zone, con questa promessa, i grillini hanno ottenuto in media il 43%.

10) Di Maio diceva, assieme ai due amigos di governo: “Il deficit al 2,4 per cento non si tocca, primo perché siamo uno stato sovrano, secondo perché manteniamo le promesse”. Pinocchietto che non è altro! Realtà: il premier Conte ha chiuso faticosamente un accordo con l’Europa portando il deficit al 2,04%.

11) Di Maio diceva, sostenendo il re delle gaffe Toninelli: “Il Terzo Valico va messo da parte e va preferito il potenziamento della linea ferroviaria esistente”. Morale: il Terzo Valico si farà.

12) Di Maio ha sempre detto che avrebbe bloccato l’acquisto dei costosissimi jet militari F35. Poi ora, cioè il mese scorso, il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo ha detto che “non si può rinunciare a questa tecnologia che è la migliore al mondo”. Di Maio si è detto subito “perplesso” ma il programma d’acquisto andrà comunque avanti.

13) Di Maio e i grillini (soprattutto siciliani) hanno sempre detto che avrebbero bloccato l’ultimazione del Muos, il sistema satellitare americano realizzato all’interno della riserva della Sughereta in provincia di Caltanissetta. “Smantelleremo il Muos” era la parola d’ordine dei vari comitati grillini. Sino a un annuncio di Claudio Fava, presidente della Commissione antimafia siciliana: “Da oggi è una certezza: il governo è favorevole al Muos. All’udienza di oggi l’avvocatura dello Stato non si è presentata, mantenendo la posizione ufficiale del governo che esprime un chiaro ‘sì’ all’impianto”.

14) Di Maio e compagnia hanno sempre detto peste e corna contro il Tav, il treno ad alta velocità che dovrebbe passare dalla Val di Susa. Si farà? Tutto depone ampiamente per il sì, compreso il tormentato ministro Toninelli secondo il quale “l’opera è stata concepita male ma ora si può rimediare rendendola più sostenibile”. L’unico a scommettere che non se ne farà nulla è rimasto Beppe Grillo. D’altronde fa il comico. Sta di fatto che in Val di Susa i Cinque Stelle hanno ottenuto percentuali da capogiro: a Venaus, uno dei centri simbolo della lotta, il 60%; a Mompantero, negli scorsi anni teatro di scontri, quasi il 46; a Bussoleno, il 44. In tutta la valle i grillini hanno superato abbondantemente il 30%. E ora? Ribadiamo: ne mancano tante altre, ma è meglio chiuderla qua, non vorremmo deprimere troppo gli illusi.

Mi servono ulteriori aggettivi per classificarli, ma li ho tutti esauriti. Mi fanno schifo!

L’affaire TIM-OF

Giungono notizie, dalla finanza italiana, di diverse mosse sul fronte telecomunicazioni italiane.

A quanto pare, Telecom Italia è pronta ad acquistare OpenFiber, la joint-venture di CDP e Enel per la posta di fibra ottica, pagando il 50% di CDP con azioni e il 50% di Enel in contanti.

Telecom, mi chiedo che mossa sia questa!

Continua ad essere monopolista di fatto della rete telefonica nazionale in rame che non viene mantenuta e aggiornata, e invece di andare verso un percorso che la porti a scorporare la rete verso una società indipendente, sotto l’egida di CDP, ne compra un’altra!!

Mi chiedo a che pro? OpenFiber ha steso fibra “spenta”, vale a dire non legata ad un singolo operatore, per permettere in primis l’estensione della banda ultra larga, ma soprattutto per portarla nelle zone dette “aree grigie”, ovvero là dove il privato non avrebbe mai investito per ridotto ritorno economico (zone rurali etc), partecipando a bandi pubblici dove la stessa TIM non aveva vinto. TIM, dal canto suo, cosa ha fatto? Per non trovarsi in coda a tutti, si è messa in moto per portare la fibra, ma dove? Quasi esclusivamente nelle aree più redditizie. E grazie al c***o, diremmo! Lì sono buoni tutti a investire!

Tim continuerà a non fare veri investimenti, non farà mai ammodernamenti seri, figuriamoci portare la fibra progressivamente a tutti, al posto del vecchio doppino di rame! Con 28 miliardi di debiti, dove vuoi andare???

Avrei preferito, invece, che fosse OpenFiber ad acquistare in blocco tutta la parte hardware di TIM, ovvero tutta la divisione infrastrutture, magari insieme a Tim Sparkle (che gestisce le connessioni internazionali), addossandosi anche qualche miliardi di euro del debito, molto del personale che fa manutenzione (gli omini con la pandina rossa TIM), e che fosse così un’azienda che permettesse una seria concorrenza… non certo una cosa farlocca e astrusa come adesso.

Ci sono intere zone, ancora servite con la vecchia rete in rame (e che non vedranno MAI la fibra, come il sottoscritto), che ad ogni temporale si ritrovano senza linea fissa perché l’acqua fa andare in tilt qualche cavo… figuriamoci portarci una rete a banda ultra larga!