Quel pasticciaccio brutto delle TLC italiane

Tutto ebbe inizio con l’aggregazione delle varie società in capo all’IRI, negli anni 90, fuse in Telecom Italia Spa. Tutte, tutto insieme, rete di trasmissione dati (all’epoca pressoché in rame) e società di rivendita servizi.

A nulla valsero le richieste, da più parti, di scorporare la rete e lasciarla in mano pubblica, così da permettere la creazione di una rete universale per portare telefonia e dati dappertutto: prevalsero le ipotesi di una società verticalmente integrata. E sappiamo tutti che cosa è successo poi: scalata da Colanninno prima e Tronchetti Provera dopo, Telecom/Tim è stata spolpata di tutte le sue migliori risorse (uno su tutti, Olivetti e il suo CSELT) e appesantita da debiti insostenibili per uno sviluppo serio.

Risultato: estensione della rete in fibra FTTH praticamente al palo.

Ma negli anni, TUTTE le aziende più importanti italiane sono state acquistate da società estere, con buona pace dei carciofari sovranisti. Non c’è una società di grande importanza, tra i gestori italiani, che sia in mano a imprenditori italiani: Tim ha come azionista di maggioranza Vivendi (Francia), Vodafone passata di mano a Fastweb (entrambe Swisscom, società telefonica controllata direttamente dalla Confederazione Elvetica), Windtre in mano a CK Hutchison Holdings (Hong Kong).

La notizia della vendita di Fibercop al fondo USA KKR, ossia la gestione dell’intera rete fonia e dati ex TIM, ha suscitato polemiche… non tanto per il costo, quando per la cessione, di fatto, di un pezzo importantissimo della trasmissione dati all’esterno, fuori dalla UE anche se con termini e condizioni. Ma se il progetto Open Fiber non è decollato, per le evidenti difficoltà di estensione della rete FTTH, come avrebbe mai potuto Tim farlo con 30 miliardi di debito e restrizioni dovute al suo essere società ex monopolista?

Se, fin dall’inizio, fosse stato adottato lo stesso percorso intrapreso con Enel, separando la trasmissione (Terna e E-Distribuzione) dalla società di servizi (Enel), forse questo pasticcio non sarebbe successo… E avremmo molti più civici coperti in FTTH al posto del poco performante FTTC o peggio della vecchia ADSL totalmente in rame.

Il futuro della comunicazione dati in Italia va ricercata nella fibra ottica e nel miglioramento della rete 5G, non nel satellite!

Cambio regole gestori telefonici

soldi2In questi ultimi giorni, mi è arrivato un sms sul cellulare: il mio gestore telefonico mi avvisa che la tariffa e le opzioni che ho attive, si rinnoveranno con un conteggio non più a 30 giorni ma a 4 settimane.

Costo e contenuto rimangono invariati; se voglio, ho diritto di recedere gratuitamente da questi servizi o passare ad un altro gestore senza penali.

Trovo il comportamento dei gestori telefonici alquanto oltraggioso per noi utenti! Passare da 30 giorni a 4 settimane equivale a farmi pagare di più, perché un mese solare non coinvide mai con 4 settimane canoniche, e questo è un espediente per sottrarmi soldi.

Ma il Codice del consumo non dice nulla? Ma è giusto che 3 dei 4 maggiori gestori italiani facciano un cartello, a totale discapito di noi consumatori?

E il governo, l’Antitrust italiano e quello europeo, l’Agcom che fanno? Dormono?