Tu chiamala se vuoi… epurazione…

punizioneIl dizionario Treccani, alla voce “epurare” scrive: v. tr. [dal fr. épurer, der. di pur «puro»]. – Purificare, liberare da ciò che vi è d’impuro; raram. riferito ad alimenti, sostanze, materie (e. l’olio, l’oro, un gas, in cui è più com. depurare), e più spesso usato in senso fig., riferito a uffici pubblici: e. un’amministrazione e sim., o anche e. la società, e. un ambiente, ecc., toglierne le persone indegne o sospette; nel linguaggio polit., il verbo è stato riferito a persone rimosse dal loro ufficio per ragioni politiche in seguito alle norme sull’epurazione (v.): e. i dirigenti di un partito; sono stati epurati il direttore e tre impiegati. ◆ Part. pass. epurato, anche come agg. e sost.: i funzionarî epurati, gli epurati.

Sentire al tg la notizia della sostituzione di 10 deputati in commissione Affari Costituzionali mi fa venire in mente quella tradizione, ipocrita e tutta italiana, per cui alla RAI, al cambio di governo, c’era (e c’è tutt’ora) un frenetico cambio di persone, pronte a pronarsi di fronte al nuovo padrone.

In Parlamento si è andati oltre: siccome questa pseudo riforma va portata in porto a tutti i costi, invece che arrivare ad un compromesso (in medio stat virtus), si è preferito cacciare i dissidenti e sostituirli con gente più accondiscendente ai voleri.

Signor presidente del consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, le farei notare che il Re Sole fu portato in piazza e decapitato davanti ai suoi sudditi. Lei, purtroppo, ogni giorno che passa ne sta prendendo la forma e la sostanza. Questo non è governare, questo non è trovare accordi, questo è bieco qualunquismo, indegno per chi dice di appartenere ad un partito che della democrazia ne ha fatto anche il nome proprio. Ma temo che lei abbia ben altri progetti per questo paese.

Signor presidente del consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, le chiedo fino a che punto arriverà a prenderci per il culo con i suoi slogan da venditore porta-a-porta e con le sue mirabilianti frasi ad effetto. Il popolo ha fame e le brioches sono finite. Vogliamo fare qualcosa di serio?

Fine dei diritti

europa1-150x150Stavo rileggendo un interessante articolo, apparso su “Il Fatto Quotidiano” a fine febbraio, scritto da Roberto Marchesi. E c’è una frase, quasi a fine articolo, che mi lascia perplesso e profondamente turbato. Secondo il giornalista, “la crisi era necessaria a smantellare le migliori condizioni sociali create in Europa dal dopoguerra fino al 2010.”

A pensarci bene e riflettendo seriamente sull’economia e sullo scellerato potere del “mercato” e delle banche rispetto ai governi centrali, la frase suona piuttosto come un anatema, che ovviamente i politici meno accorti e più sottoposti (leggi sottomessi) al potere economico non considerano nemmeno lontanamente.

Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, nel suo articolo di domenica scorsa ‘Nobody understand debt‘ (nessuno capisce il debito) spiega ancora una vota al grande pubblico come debba essere interpretata correttamente la diversità tra il debito pubblico e il debito privato, cioè questa: a differenza di una semplice famiglia, quando lo Stato riduce le proprie spese al fine di ridurre i propri debiti, non è una “goccia” in meno nel mare dei consumi, sostanzialmente insignificante come nel caso della famiglia, ma è un fiume che si secca, e molti consumatori, e imprese, a catena, sono costretti a fare la stessa cosa. Si avvia così un ciclo recessivo che tende ad espandersi in cerchi sempre più larghi fino a contagiare tutti e a diventare depressione per tutto il paese.

Al contrario di ciò che deve fare il “buon padre di famiglia” perciò gli Stati devono stare bene attenti a come azionano la leva dell’austerity per la riduzione del debito pubblico, poiché non è vero che è sufficiente ridurre le spese per ridurre il debito. Fatta malamente, questa manovra, serve solo a ridurre l’economia e a spingere l’intero paese prima in severa recessione e poi, se non si riesce ad arrestare il ciclo negativo, in disastrosa depressione che può durare decenni.

Non è solo teoria, è proprio ciò che disgraziatamente sta accadendo un po’ in tutto il mondo, basta guardarsi attorno e non è difficile rendersene conto.

Solo negli Stati Uniti è in atto un piccolo inizio di ripresa, ma il debito non è diminuito per niente, anzi, continua ad aumentare. Gli interventi di politica monetaria praticati negli ultimi cinque anni dalla Federal Reserve americana sono stati massicci, mentre la Bce, come noto, ha cominciando solo recentissimamente ad avviare qualcosa di concreto con un QEE.

Ma c’è già chi dice ‘Stimulus for Eurozone, It May Be Too Little or Too Late‘ (lo stimolo potrebbe essere troppo piccolo, o arrivato tardi).

Meglio tardi che mai, dice un sano proverbio, però è vero che è molto tardi. I danni che si sono creati, specialmente in Europa, con la folle politica di austerity, che in soli tre anni ha generato in tutto il continente disastri che, sul piano economico, sono pari a quelli prodotti da una grande guerra persa.

Appare però ormai in tutta evidenza che non è più col monetarismo di Friedman che si può sperare di risolvere questa intricata situazione, ci vuole un robusto Keynes. Se è un singolo Stato ad attuare una politica monetaria ben calibrata, gli effetti positivi si vedono abbastanza in fretta, ma se sono più o meno tutte le grandi banche centrali a farlo, tutte assieme, il monetarismo si annulla, diventa inefficace.

Se poi, come nel caso dell’Europa, si arriva buoni ultimi, cioè dopo Usa, Gran Bretagna, Giappone e Svizzera, per citare solo le più grandi, la speranza di un effetto positivo diventa pura illusione. Allora non è sulle proposte “velleitarie” di Tsipras che bisogna puntare il dito, ma sulla totale insipienza di chi ci ha governato in Italia e in Europa.

E’ stato un intero corollario di errori madornali a creare questa disastrosa situazione, non il debito.

Non è difficile individuarli a grandi linee. Si è cominciato nel 2009, lasciando salire il cambio del dollaro fino a circa una volta e mezzo contro l’Euro. Un differenziale pesantissimo! Perché così tanto e così a lungo non si è fatto nulla per moderare la distanza? E sui tassi? Altro classico intervento monetario. Gli Usa hanno subito portato in pochi mesi il tasso di rifinanziamento alle banche pari sostanzialmente allo zero. L’Europa non solo non lo ha fatto, ma ha addirittura aumentato il tasso due volte nel 2011 scatenando una crisi gravissima in tutta Europa. E quando finalmente hanno messo la retromarcia, invece di andare a competere con gli Usa, hanno mantenuto una distanza di oltre un punto percentuale fino a due mesi fa.

Cosa sono questi? Errori? Ignoranza?

Qualcuno (compresa l’Italia) ha esagerato con l’accumulazione del debito, ma la parte in eccesso (rispetto alla Germania per esempio) non è andata in spese sociali, ma a lubrificare la corruzione dei politici e l’evasione fiscale. Comunque non è stato il debito a causare la crisi, ma quelle incredibili “stravaganze e disattenzioni” fatte dai nostri politici e governanti a metterci la corda al collo.

E le riforme che vuole fare Renzi? (e fino a l’altro ieri anche Berlusconi!) E’ un caso che vadano proprio nella direzione “gradita” dai riformisti del capitalismo internazionale americano?

Perché è stato fatto e si sta tuttora facendo questo inconcepibile regalo al capitalismo made in Usa?

C’è una sola risposta logica a tutto questo: la crisi era necessaria a smantellare le migliori condizioni sociali create in Europa dal dopoguerra fino al 2010.

La nostra tutela e trattamento retributivo dei lavoratori, la nostra sanità, il nostro sistema pensionistico, ecc., la gran parte degli americani se li potranno sognare ancora per un bel pezzo, e probabilmente non li avranno comunque mai! Ma purtroppo, di questo passo, tra non molto anche l’Europa non li avrà più.

Scenario non così tanto lontano dalla realtà e dalla realizzazione (purtroppo)!!!

Inquinamento 2.0

centrale_nucleare_simpsonArticolo su Il Tirreno in merito alle combustioni:

Le vecchie carrette a 4 ruote? Sono praticamente innocenti, se viaggiano a benzina. Molto più innocenti di un diesel mediamente moderno e ancora di più di un caminetto. È il sorprendente, ma non troppo, risultato delle indagini Arpat, presentate martedì a Capannori nel corso di un convegno promosso dal Tirreno e organizzato dal Comune lucchese, dedicato all’inquinamento atmosferico. Un convegno che toccava da vicino anche la Valdinievole, perché proprio a Capannori sono le centraline di rilevamento e perché piana lucchese e Valdinievole si trovano praticamente nella stessa valle (e condividono la stessa aria).
I tecnici di Arpat e Regione hanno fatto un quadro chiarissimo, dettagliato ed esauriente delle cause di una così forte incidenza di polveri sottili e agenti inquinanti nella Piana che da Lucca arriva fino al Serravalle. E, soprattutto, hanno indicato chiaro e tondo cosa bisogna fare per ridurre e fermare l’inquinamento: va gradualmente, ma rapidamente ridotto il riscaldamento da legna e vanno ridotte le emissioni da diesel.
Le relazioni dei tecnici i hanno cancellato ogni dubbio: certo, il traffico è una fonte importante di emissioni nocive, ma il danno maggiore – dati scientifici e statistici alla mano – arriva dalla combustione del legno. In parole povere i veri nemici sono i caminetti e i fuochi all’aperto. Per questo i tecnici suggeriscono anche di passare alla raccolta a domicilio degli sfalci da parte delle aziende di smaltimento rifiuti e, soprattutto, di investire nell’informazione e nella formazione. Al tempo stesso, l’indicazione uscita dal convegno è di procedere con un piano di azione integrato tra i Comuni della Piana e della Valdinievole.
I sindaci però hanno avuto la conferma che le ordinanze per le targhe alterne, il controllo del riscaldamento e i divieti di accensione possono servire soltanto a evitare denunce penali per non aver rispettato, come responsabili della salute pubblica, le norme che impongono queste azioni. Un aspetto evidenziato anche dal sindaco di Monsummano Rinaldo Vanni, presente al convegno: «Dobbiamo capire se le azioni che portiamo avanti servono effettivamente o sono solamente un paravento per non incorrere in sanzioni. L’unanimità in questo tipo di scelte non è scontata ed è invece necessario che rispetto agli sforamenti scattino delle normative sovraordinate che impongano ai Comuni di muoversi insieme».

Eh certo, la legna inquina, così come le potature di ulivi e viti. Il gasolio e la benzina invece non inquinano, però intanto lì lo Stato incassa soldi con le accise. Ma queste persone, che fanno controlli e sparano queste sentenze, hanno almeno cognizione di causa? Secondo me no! Si bruciano gli scarti delle potature per evitare il profilerare di agenti patogeni, parassiti e altro, non per divertimento. E si è sempre bruciato legna in collina con un giusti criterio. Ci sono  contadini e contadini, così come ci sono politici e politici. Se poi gli scarti delle potature diventano una piccola fonte di reddito e bruciati nelle caldaie a biomassa, ben venga! Ma diamo una mano SERIA ai contadini veri (e non alle SpA agricole).

Ma poi… che c’entra Capannori con tutta la Valdinievole? Lamporecchio e il comune lucchese distano quasi 40 km. I dati, secondo me, non sono oggettivi. Installate allora una centralina ogni due/tre comuni, vediamo cosa viene fuori. Ed evitiamo certi allarmismi fuori luogo!