Fine dei diritti

europa1-150x150Stavo rileggendo un interessante articolo, apparso su “Il Fatto Quotidiano” a fine febbraio, scritto da Roberto Marchesi. E c’è una frase, quasi a fine articolo, che mi lascia perplesso e profondamente turbato. Secondo il giornalista, “la crisi era necessaria a smantellare le migliori condizioni sociali create in Europa dal dopoguerra fino al 2010.”

A pensarci bene e riflettendo seriamente sull’economia e sullo scellerato potere del “mercato” e delle banche rispetto ai governi centrali, la frase suona piuttosto come un anatema, che ovviamente i politici meno accorti e più sottoposti (leggi sottomessi) al potere economico non considerano nemmeno lontanamente.

Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, nel suo articolo di domenica scorsa ‘Nobody understand debt‘ (nessuno capisce il debito) spiega ancora una vota al grande pubblico come debba essere interpretata correttamente la diversità tra il debito pubblico e il debito privato, cioè questa: a differenza di una semplice famiglia, quando lo Stato riduce le proprie spese al fine di ridurre i propri debiti, non è una “goccia” in meno nel mare dei consumi, sostanzialmente insignificante come nel caso della famiglia, ma è un fiume che si secca, e molti consumatori, e imprese, a catena, sono costretti a fare la stessa cosa. Si avvia così un ciclo recessivo che tende ad espandersi in cerchi sempre più larghi fino a contagiare tutti e a diventare depressione per tutto il paese.

Al contrario di ciò che deve fare il “buon padre di famiglia” perciò gli Stati devono stare bene attenti a come azionano la leva dell’austerity per la riduzione del debito pubblico, poiché non è vero che è sufficiente ridurre le spese per ridurre il debito. Fatta malamente, questa manovra, serve solo a ridurre l’economia e a spingere l’intero paese prima in severa recessione e poi, se non si riesce ad arrestare il ciclo negativo, in disastrosa depressione che può durare decenni.

Non è solo teoria, è proprio ciò che disgraziatamente sta accadendo un po’ in tutto il mondo, basta guardarsi attorno e non è difficile rendersene conto.

Solo negli Stati Uniti è in atto un piccolo inizio di ripresa, ma il debito non è diminuito per niente, anzi, continua ad aumentare. Gli interventi di politica monetaria praticati negli ultimi cinque anni dalla Federal Reserve americana sono stati massicci, mentre la Bce, come noto, ha cominciando solo recentissimamente ad avviare qualcosa di concreto con un QEE.

Ma c’è già chi dice ‘Stimulus for Eurozone, It May Be Too Little or Too Late‘ (lo stimolo potrebbe essere troppo piccolo, o arrivato tardi).

Meglio tardi che mai, dice un sano proverbio, però è vero che è molto tardi. I danni che si sono creati, specialmente in Europa, con la folle politica di austerity, che in soli tre anni ha generato in tutto il continente disastri che, sul piano economico, sono pari a quelli prodotti da una grande guerra persa.

Appare però ormai in tutta evidenza che non è più col monetarismo di Friedman che si può sperare di risolvere questa intricata situazione, ci vuole un robusto Keynes. Se è un singolo Stato ad attuare una politica monetaria ben calibrata, gli effetti positivi si vedono abbastanza in fretta, ma se sono più o meno tutte le grandi banche centrali a farlo, tutte assieme, il monetarismo si annulla, diventa inefficace.

Se poi, come nel caso dell’Europa, si arriva buoni ultimi, cioè dopo Usa, Gran Bretagna, Giappone e Svizzera, per citare solo le più grandi, la speranza di un effetto positivo diventa pura illusione. Allora non è sulle proposte “velleitarie” di Tsipras che bisogna puntare il dito, ma sulla totale insipienza di chi ci ha governato in Italia e in Europa.

E’ stato un intero corollario di errori madornali a creare questa disastrosa situazione, non il debito.

Non è difficile individuarli a grandi linee. Si è cominciato nel 2009, lasciando salire il cambio del dollaro fino a circa una volta e mezzo contro l’Euro. Un differenziale pesantissimo! Perché così tanto e così a lungo non si è fatto nulla per moderare la distanza? E sui tassi? Altro classico intervento monetario. Gli Usa hanno subito portato in pochi mesi il tasso di rifinanziamento alle banche pari sostanzialmente allo zero. L’Europa non solo non lo ha fatto, ma ha addirittura aumentato il tasso due volte nel 2011 scatenando una crisi gravissima in tutta Europa. E quando finalmente hanno messo la retromarcia, invece di andare a competere con gli Usa, hanno mantenuto una distanza di oltre un punto percentuale fino a due mesi fa.

Cosa sono questi? Errori? Ignoranza?

Qualcuno (compresa l’Italia) ha esagerato con l’accumulazione del debito, ma la parte in eccesso (rispetto alla Germania per esempio) non è andata in spese sociali, ma a lubrificare la corruzione dei politici e l’evasione fiscale. Comunque non è stato il debito a causare la crisi, ma quelle incredibili “stravaganze e disattenzioni” fatte dai nostri politici e governanti a metterci la corda al collo.

E le riforme che vuole fare Renzi? (e fino a l’altro ieri anche Berlusconi!) E’ un caso che vadano proprio nella direzione “gradita” dai riformisti del capitalismo internazionale americano?

Perché è stato fatto e si sta tuttora facendo questo inconcepibile regalo al capitalismo made in Usa?

C’è una sola risposta logica a tutto questo: la crisi era necessaria a smantellare le migliori condizioni sociali create in Europa dal dopoguerra fino al 2010.

La nostra tutela e trattamento retributivo dei lavoratori, la nostra sanità, il nostro sistema pensionistico, ecc., la gran parte degli americani se li potranno sognare ancora per un bel pezzo, e probabilmente non li avranno comunque mai! Ma purtroppo, di questo passo, tra non molto anche l’Europa non li avrà più.

Scenario non così tanto lontano dalla realtà e dalla realizzazione (purtroppo)!!!

Domande da europeista

europaSono europeista. Sono convinto che il futuro del nostro continente sia verso l’unificazione politica di tutti i paesi europei, o almeno di chi ne voglia far parte. Sono convinto che un gruppo dirigente europeo possa essere e possa dare una svolta alla nostra società. Soprattutto a noi italiani.

Ma l’unificazione europea non è solo quella economica o finanziaria, ma è soprattutto politico-culturale. Non basta un parlamento, uno pseudo governo (diviso tra consiglio e commissione) e una specie di giustizia, occorre una carta costituzionale, che sia la sommatoria di tutte le costituzioni dei paesi aderenti e che ne amplii gli aspetti e le caratteristiche.

E soprattutto, la futura Unione Europea deve smetterla di essere la schiava del mercato finanziario e delle dittature bancarie, che non portano nessun beneficio reale ai cittadini europei, ma solo ad una minima parte, a cui ulteriori soldi sono come pioggia nel mare: un inutile spreco.

Il sito internet OpenPolis, qualche mese fa, in occasione della campagna elettorale in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, ha creato un sito, strutturato in domande e risposte mirate, per capire la propria collocazione politica e, sfruttando queste domande, vorrei dare il mio personale punto di vista…

Sono in totale 25 domande, eccole: Continue reading

Una luce in fondo al tunnel

tunnelSilvio Berlusconi va dicendo da 20 anni che taglia le tasse agli italiani, che lui è l’uomo giusto alla guida del Paese, che c’è ripresa e che possiamo farcela…

Mario Monti, in un anno e mezzo circa di governo, ha sostenuto fantomatiche riprese e ha visto la luce in fondo al tunnel un sacco di volte…

Enrico Letta, ultimo e attuale Presidente del Consiglio dei Ministri di questa derelitta Repubblica, sostiene che la ripresa è vicina…

Cosa accomuna questi tre uomini?

Oh, semplice… poche realtà…

  1. Il popolo vero, fatto di pensioni da 400 euro e fame quotidiana non sanno nemmeno dove sta di casa;
  2. Non hanno mai perso il loro posto di lavoro, ammesso che il loro si possa definire un lavoro;
  3. “Largo ai giovani”: per loro i giovani sono le persone dai 60 anni in su;
  4. Fino a 50 anni siamo tutti “choosy”, mentre a loro non dispiace affatto rimpizarsi di soldi il portafoglio ogni mese, nonostante il Paese sia ancora più allo sfascio;
  5. La luce in fondo al tunnel o è il riflesso della luna nel pozzo o un treno in galleria, in entrambi i casi si rischia sempre qualcosa;
  6. Hanno tentato di curare il malato con la stessa malattia che gli ha provocato questa incredibile paralisi pluriennale.

Non sono un liberista e non ammetto che il mercato si dia delle regole: lo Stato deve intromettersi nell’economia, deve porre dei paletti e dei limiti, altrimenti tutti i cittadini diventano esclusivamente mucche da latte… e non siamo lontani da questo scenario!

Non ammetto che le banche, banchieri, potentati e boiardi di Stato vivano sulla pelle della povera gente, con stipendi milionari quando le loro stesse imprese sono sull’orlo del fallimento… come non accetto che sia lo Stato a dover intervenire sempre e comunque: se l’Italia decide di salvare il MPS (Monte dei Paschi di Siena), si nazionalizza la banca, si salvano i piccoli risparmiatori e i correntisti, si fa causa penale e civile nei confronti di chi ha portato la banca a questa catastrofe e poi si vende il pacchetto azionario.

Non ammetto che un uomo come Cimoli, che ha fatto fallire Ferrovie dello Stato SpA e Alitalia SpA, viva con milioni di buonuscita: ti spettano 500 euro al mese, perché i danni che hai creato hanno te come responsabile (amministratore delegato).

Non ammetto che i politici (di ogni ordine e grado, dal consigliere comunale, all’assessore comunale, a quello provinciale, passato per la regione e finendo a Roma) abbiano in mente in primis i propri interessi, poi quelli dei parenti, poi quelli di amici e conoscenti e poi, se avanza, far finta di lavorare per l’Italia.

Non ammetto che si venga a sparare frottole dicendo “diamo lavoro ai giovani”: si fanno corsie preferenziali a chi è sotto 30 anni, senza un diploma, a scapito di chi ha studiato, si è fatto il famigerato mazzo per arrivare ad avere quel pezzo di carta che ora, ahimè, non è buono nemmeno come carta igienica.

La luce in fondo al tunnel, signori politici, spero sia l’avvisaglia di un treno in corsa che sta sopraggiungendo: il treno del cambiamento, che vi porti alla fame per quanto voi ci avete portato!