Polveri sottili: dito puntato contro i contadini

Rispondo ad un articolo pubblicato sul sito di Report Pistoia, inerente la serata organizzata da Legambiente Quarrata e Biodistretto del Montalbano in merito all’inquinamento dell’aria. In quella occasione venivano illustrati i risultati di alcuni campionamenti effettuati dall’associazione ambientalista sulla presenza di polveri sottili inquinanti nella piana tra Pistoia-Quarrata-Prato. E sinceramente la campionatura mi pare alquanto strana.

Per prima cosa, a mio parere, i campionamenti andrebbero estesi anche alla Valdinievole e al Montalbano intero. E poi monitorati su un arco temporale di almeno 24 mesi.

Nell’articolo si parla di “febbraio e l’inizio di marzo 2018”, certo è uno dei due momenti durante l’anno in cui è consuetudine bruciare in campo aperto gli scarti delle potature. Procedura che vede coinvolta piana e collina. Ma è qui anche una sottile differenza, che non è stata presa in considerazione: quei dati sono quasi tutti riferiti alla piana.

E la collina?

Partiamo da un dato: si è sempre bruciato le biomasse, per molteplici motivi: in primis, gli scarti più piccoli delle potature, dove si annidano funghi e insetti nocivi, che devono essere distrutti (così non si ricorre alla chimica di sintesi). Poi si procede con le potature più grosse (rami e tronchi, nel nostro caso di olivi), che vengono fatti essiccare per poi essere utilizzati per il riscaldamento familiare.

Si è sempre detto “meglio la legna che il gasolio, è tutta roba naturale”, stai a vedere che non va più bene nemmeno quella. Le amministrazioni e la Regione pensano addirittura di vietare, nelle nuove costruzioni o nelle ristrutturazioni, l’installazione di stufe (legna o pellet è indifferente) e di caminetti. Il fascino del rustico toscano lo buttiamo via allora? A quanto pare si. Se un domani io dovessi ristrutturare casa, non potrei più usare né la mia vecchia stufa economica per la cucina, né tanto meno il pellet (che mi scalda in fretta), così come via il caminetto secolare! Grazie.

Altro dato che non è stato chiarito a sufficienza: se tiriamo una riga Pistoia-Bottegone-Quarrata-Prato, vi dorrebbe sorgere una particolarità, anch’essa esclusa dalle analisi. In quel tratto abbiamo la A11 Firenze-mare e la SS 66 (la ferrovia corre più a nord). Possibile che l’inquinamento da autotrazione incida così poco rispetto al resto dei dati (15% sul totale)? Mi meraviglio molto meno della percentuale sull’inceneritore di Montale, che con il 4,8% è praticamente una bazzecola. Gli inceneritori inquinano molto meno dei cementifici. Ci sono norme molto stringenti.

Per cui, signori, le proposte che avete illustrato in quella occasione, sono a mio parere parziali e non affrontabili, per lo meno non questi divieti imperativi. Se nella piana è più facile utilizzare i biotrituratori, in collina diventa un serio problema, perché gli spazi sono nettamente ristretti. Così come il trasporto degli scarti di potatura da un luogo all’altro.

Certo, se viene creata una cooperativa di lavoro, fatta di persone che acquistano e si preoccupano di recuperare nei campi gli scarti delle potature, ci fanno biomassa, rivendono il concime e con il ricavo pagano tutte le spese e gli stipendi, allora mi può star bene. Perché non so se avete mai ipotizzato cosa vuol dire per un piccolo contadino mettersi in regola per evitare di bruciare? Soldi, una montagna di soldi che spesso non si hanno, che ormai non si possono più avere a fondo perduto ma solo tramite finanziamenti (e se avevo i soldi li andavo a chiedere in prestito) e che generano solo debiti. Insomma, missione impossibile.

Concludo con una piccola provocazione: abbruciamenti no, biotrituratori sì. Quindi, si vieta di bruciare un materiale naturale, che mi sembra corretto nel caso siano rami e foglie ancora verdi, poiché in questo caso la combustione della clorofilla genera diossina. Mentre, nel caso di foglie e rami secchi, non c’è diossina ma le suddette polveri e anidride carbonica. E ditemi, i trattori che permettono il lavoro dei trituratori, che bruciano gasolio, che inquinamento creano? Il motore diesel genera particolato, polveri, zolfi… insomma, non è proprio “verde”. Però posso tenere acceso a giornate intere il trattore per triturare. Beh, certo, sul gasolio ci sono da pagare le accise, sulla legna fatta nel proprio campo invece no. Tra 10 anni facciamo la crociata contro i trattori?

Di nuovo un rombo

Sta partendo un’altra sessione di rally.

E di nuovo, oltre a girare le auto, girano le palle.

Secondo Wikipedia “… Il rally (letteralmente, dall’inglese, “raduno”) (in francese rallye) è una disciplina sportiva dell’automobilismo che si svolge su strade pubbliche sia asfaltate che sterrate utilizzando vetture da competizione derivate da modelli stradali. Per la precisione, si tratta di un misto tra gara di regolarità, visto che sui tratti di trasferimento le vetture devono rispettare il Codice della strada, e gara di velocità a cronometro.
In questa disciplina il regolamento prevede che ogni ostacolo naturale debba essere affrontato dai concorrenti. Per cui anche in caso di estremo maltempo la competizione deve andare avanti. Infatti non è difficile vedere gare che si svolgono in piena notte, su strade completamente innevate o in presenza di forte nebbia. Le strade pubbliche (ovviamente chiuse al traffico per l’occasione) in cui i concorrenti vengono cronometrati si definiscono prove speciali. Le prove speciali devono avere spiccate caratteristiche di tortuosità e difficoltà e possono avere una sede stradale molto stretta e sconnessa, per cui soprattutto in Italia, strade con queste peculiarità si trovano principalmente in collina e in montagna. Più raro trovarle in pianura, ma in altre nazioni con morfologie del territorio diverse non è impossibile vedere rally che si svolgono interamente in pianura. Le prove speciali non vengono allestite con dotazioni di sicurezza di alcun genere al contrario di altre specialità su strada, salvo all’occorrenza piccole protezioni in gomma o con balle di paglia su oggetti particolarmente sporgenti ed affilati come alcuni guardrail o bordi di muretti. In Italia una prova speciale non può superare i 100 km/h di media oraria pena l’esclusione dal Rally l’anno successivo. Nelle gare di Campionato del Mondo e nei Campionati Nazionali di altri Stati non c’è un limite alla velocità media.”

Non vi è bastata la morte di Ballerini, non vi sono bastate tutte le batoste accusate nelle precedenti edizioni, comprese le brutte ferite, cadute, burroni, scarpate etc.

No.

Ci risiamo.

Se non s’è ancora capito, io detesto il rally. Profondamente.

 

Non vi rendo partecipi di ciò che avevo scritto di getto in questo articolo, perché sarei tacciato di chissà quali crimini. Ma vi assicuro che, tra i tanti “sport”, questo è quello che non tollero e non tollererò MAI. E ora, mentre le auto sfrecciano sotto casa incuranti del Codice della Strada, mi ritiro nelle mie stanze. Perché in questo weekend è bene non incontrare certi esaltati della velocità.