Le avventure di Robinson Crusoe

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Un classico della letteratura, questo mi è stato regalato da Don Costante, a conclusione di una delle sue lezioni post catechismo, nel lontano 1989.

Forse non molto adatto per giovanissimi lettori, tuttavia ci permette di affrontare, con gli occhi di un uomo di fine Settecento, quella che era la vita “moderna”: scambi commerciali con le Americhe, tratta degli schiavi, la navigazione in oceano con ancora i rudimenti del tempo, il fascino per l’esotico Nuovo Mondo.

20 Luglio 2001

Ripreso un post apparso su Twitter/X, che sottoscrivo pienamente e totalmente.

II 20 luglio è sempre quel giorno dell’anno in cui gente che vuole affondare i barconi e augura stupri e invoca bombardamenti viene a spiegarci che Carlo Giuliani era un violento. Allora, come ogni anno, io ci riprovo: ecco come sono andate davvero le cose (piccolo reminder: informarsi prima di parlare aiuta sempre).
Ogni anno è la stessa storia: mentre parenti e amici piangono Carlo Giuliani, un branco di idioti inizia a profanare ogni post in suo ricordo: “aveva un estintore in mano!”, urlano. “Stava per uccidere un poliziotto”. “Se l’è cercata!”.
A parte il fatto che Carlo non stava per uccidere nessuno (tornerò su questo, promesso), ciò che forse sfugge a queste persone è che nel giorno della sua morte moltissima gente che manifestava a volto scoperto e disarmata (anzi, vorrei dirvi, SOPRATTUTTO la gente che manifestava a volto scoperto e disarmata) è stata massacrata a manganellate, calci e pugni, è stata pestata a sangue in strada e poi in una scuola, tirata fuori dagli ospedali, alcuni con fratture e ferite gravi, e pestata di nuovo, privata dei più elementari diritti umani, violata in ogni modo.
E tutto questo mentre i Black Bloc distruggevano la città indisturbati, intoccati, MAI caricati dalla polizia.
Forse voi finti gandhiani che parlate della violenza di sollevare un estintore vuoto, per tirarlo contro una macchina che dieci secondi prima ha tentato di investirvi, non avete mai visto il ragazzino preso a calci in faccia da un gruppo di poliziotti capitanati da Perugini, numero due della Digos: un minorenne ridotto a una maschera di sangue, con un occhio che sembra esplodere. Forse non sapete che tentarono di incriminarlo per “resistenza a pubblico ufficiale e lesioni”.
Forse non avete visto in mille video le donne in fuga dagli scontri accolte a manganellate dalle forze dell’ordine.
Non avete visto, non avete sentito, la poliziotta che di fronte al cadavere di Giuliani esulta dicendo “uno a zero per noi” e “speriamo che muoiano tutti”.
Non avete visto la gente ferma, seduta in terra, le mani alzate, gente di ogni età, che viene picchiata per ore da gruppi di esaltati in divisa. Forse non avete mai visto le immagini di quel padre che viene manganellato mentre tenta di proteggere suo figlio.
Forse ogni volta che parlate di quell’estintore pensate che Carlo Giuliani lo abbia preso così, uscendo dal salotto di casa sua già col passamontagna calato, per il gusto di andarlo a tirare a Placanica.
Forse non avete visto tutto ciò che in quei giorni è accaduto PRIMA che Carlo prendesse in mano l’estintore, non avete visto ciò che avrebbe fatto sollevare quell’estintore a migliaia, milioni di persone, non non avete visto i caroselli delle camionette che inseguivano la gente fin sui marciapiedi, che acceleravano per investire i manifestanti, non avete visto ragazzi e ragazze intrappolati in un imbuto, picchiati senza alcun motivo per due ore, senza alcuna via d’uscita. Non sapete tutto questo, non conoscete tutto questo, e allora quel gesto di Giuliani vi pare così illegale, così forte da meritare – abbiate il coraggio di chiamarla col suo nome – un’esecuzione.
Perché certo, siete tutti molto bravi a parlare delle scelte di Carlo Giuliani mentre nessuno manganella i vostri amici o tenta di schiacciarli con un blindato. Tutti bravi coi vostri distinguo. Quando la rete chiama siete tutti Charlie, però incredibilmente fate una gran fatica a essere un ragazzo di 23 anni che reagisce alla mattanza dei suoi amici. Non dico a essere proprio lui, col passamontagna e l’estintore, perché certo, voi siete tutti non violenti e pacifici e quindi ok, presumiamo che in quella situazione avreste reagito come un monaco tibetano in meditazione.
Ma se provaste almeno a calarvi in quel contesto, allora capireste subito cosa porta Carlo davanti alla pistola di Placanica, e chi dei due è l’assassinio.
“Io non l’avrei mai fatto”, ripetete ogni anno, dal divano di casa o dal tavolino di un bar, sorseggiando un Campari. Ma ecco, se vi trovaste in una bolgia con le autoblindo che cercano di di investire i vostri amici e le vostre amiche, tra le cariche indiscriminate, gli occhi e la gola in fiamme per i gas urticanti usati contro gente inerme, poliziotti che lanciano pietre contro il corteo rischiando di uccidere qualcuno, magari questo amabile distinguo pronunciato con 60 pulsazioni al minuto e tutta la sicumera del mondo potrebbe non essere la prima cosa che vi passa per la mente.
E poi c’è sempre quel piccolo particolare che vi sfugge: forse non vi siete mai accorti che l’estintore, Carlo lo prende DOPO che Placanica ha già contro un altro ragazzo. Dopo, non prima (vi aiuto con questa foto, finalmente dopo tutti questi anni potete farcela).
Carlo non “se l’è cercata”, come dite voi. Non ha avuto “quel che meritava”. “Ma lo sta lanciando, sta per uccidere un poliziotto!” No, non è vero. Vi sbagliate, sbagliate di grosso. Vi aiuto di nuovo. Guardate qui:….. “(Post di Francesco Trento) http://avvelenata.it/g8/carlo.html” (sequenza fotografica dell’assassino di #CarloGiuliani, una parte di questa sequenza l’avevo già postata io un anno fa).

Gli indagatori dell’incubo

Affezionato a questi libriccini, ne ho comprati sempre una discreta quantità… E, nei primi anni 90, ero affascinato da questi autori, in particolar modo H.P. Lovecraft.

Ed è così che mi sono accaparrato questo volumetto, “Gli indagatori dell’incubo”, in cui è riportata una selezione di alcuni dei racconti più celebri dei cinque autori.

Delizie che allietano un pomeriggio, con qualche brivido più che auspicabile.