Fine dei diritti

europa1-150x150Stavo rileggendo un interessante articolo, apparso su “Il Fatto Quotidiano” a fine febbraio, scritto da Roberto Marchesi. E c’è una frase, quasi a fine articolo, che mi lascia perplesso e profondamente turbato. Secondo il giornalista, “la crisi era necessaria a smantellare le migliori condizioni sociali create in Europa dal dopoguerra fino al 2010.”

A pensarci bene e riflettendo seriamente sull’economia e sullo scellerato potere del “mercato” e delle banche rispetto ai governi centrali, la frase suona piuttosto come un anatema, che ovviamente i politici meno accorti e più sottoposti (leggi sottomessi) al potere economico non considerano nemmeno lontanamente.

Il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, nel suo articolo di domenica scorsa ‘Nobody understand debt‘ (nessuno capisce il debito) spiega ancora una vota al grande pubblico come debba essere interpretata correttamente la diversità tra il debito pubblico e il debito privato, cioè questa: a differenza di una semplice famiglia, quando lo Stato riduce le proprie spese al fine di ridurre i propri debiti, non è una “goccia” in meno nel mare dei consumi, sostanzialmente insignificante come nel caso della famiglia, ma è un fiume che si secca, e molti consumatori, e imprese, a catena, sono costretti a fare la stessa cosa. Si avvia così un ciclo recessivo che tende ad espandersi in cerchi sempre più larghi fino a contagiare tutti e a diventare depressione per tutto il paese.

Al contrario di ciò che deve fare il “buon padre di famiglia” perciò gli Stati devono stare bene attenti a come azionano la leva dell’austerity per la riduzione del debito pubblico, poiché non è vero che è sufficiente ridurre le spese per ridurre il debito. Fatta malamente, questa manovra, serve solo a ridurre l’economia e a spingere l’intero paese prima in severa recessione e poi, se non si riesce ad arrestare il ciclo negativo, in disastrosa depressione che può durare decenni.

Non è solo teoria, è proprio ciò che disgraziatamente sta accadendo un po’ in tutto il mondo, basta guardarsi attorno e non è difficile rendersene conto.

Solo negli Stati Uniti è in atto un piccolo inizio di ripresa, ma il debito non è diminuito per niente, anzi, continua ad aumentare. Gli interventi di politica monetaria praticati negli ultimi cinque anni dalla Federal Reserve americana sono stati massicci, mentre la Bce, come noto, ha cominciando solo recentissimamente ad avviare qualcosa di concreto con un QEE.

Ma c’è già chi dice ‘Stimulus for Eurozone, It May Be Too Little or Too Late‘ (lo stimolo potrebbe essere troppo piccolo, o arrivato tardi).

Meglio tardi che mai, dice un sano proverbio, però è vero che è molto tardi. I danni che si sono creati, specialmente in Europa, con la folle politica di austerity, che in soli tre anni ha generato in tutto il continente disastri che, sul piano economico, sono pari a quelli prodotti da una grande guerra persa.

Appare però ormai in tutta evidenza che non è più col monetarismo di Friedman che si può sperare di risolvere questa intricata situazione, ci vuole un robusto Keynes. Se è un singolo Stato ad attuare una politica monetaria ben calibrata, gli effetti positivi si vedono abbastanza in fretta, ma se sono più o meno tutte le grandi banche centrali a farlo, tutte assieme, il monetarismo si annulla, diventa inefficace.

Se poi, come nel caso dell’Europa, si arriva buoni ultimi, cioè dopo Usa, Gran Bretagna, Giappone e Svizzera, per citare solo le più grandi, la speranza di un effetto positivo diventa pura illusione. Allora non è sulle proposte “velleitarie” di Tsipras che bisogna puntare il dito, ma sulla totale insipienza di chi ci ha governato in Italia e in Europa.

E’ stato un intero corollario di errori madornali a creare questa disastrosa situazione, non il debito.

Non è difficile individuarli a grandi linee. Si è cominciato nel 2009, lasciando salire il cambio del dollaro fino a circa una volta e mezzo contro l’Euro. Un differenziale pesantissimo! Perché così tanto e così a lungo non si è fatto nulla per moderare la distanza? E sui tassi? Altro classico intervento monetario. Gli Usa hanno subito portato in pochi mesi il tasso di rifinanziamento alle banche pari sostanzialmente allo zero. L’Europa non solo non lo ha fatto, ma ha addirittura aumentato il tasso due volte nel 2011 scatenando una crisi gravissima in tutta Europa. E quando finalmente hanno messo la retromarcia, invece di andare a competere con gli Usa, hanno mantenuto una distanza di oltre un punto percentuale fino a due mesi fa.

Cosa sono questi? Errori? Ignoranza?

Qualcuno (compresa l’Italia) ha esagerato con l’accumulazione del debito, ma la parte in eccesso (rispetto alla Germania per esempio) non è andata in spese sociali, ma a lubrificare la corruzione dei politici e l’evasione fiscale. Comunque non è stato il debito a causare la crisi, ma quelle incredibili “stravaganze e disattenzioni” fatte dai nostri politici e governanti a metterci la corda al collo.

E le riforme che vuole fare Renzi? (e fino a l’altro ieri anche Berlusconi!) E’ un caso che vadano proprio nella direzione “gradita” dai riformisti del capitalismo internazionale americano?

Perché è stato fatto e si sta tuttora facendo questo inconcepibile regalo al capitalismo made in Usa?

C’è una sola risposta logica a tutto questo: la crisi era necessaria a smantellare le migliori condizioni sociali create in Europa dal dopoguerra fino al 2010.

La nostra tutela e trattamento retributivo dei lavoratori, la nostra sanità, il nostro sistema pensionistico, ecc., la gran parte degli americani se li potranno sognare ancora per un bel pezzo, e probabilmente non li avranno comunque mai! Ma purtroppo, di questo passo, tra non molto anche l’Europa non li avrà più.

Scenario non così tanto lontano dalla realtà e dalla realizzazione (purtroppo)!!!

Inquinamento 2.0

centrale_nucleare_simpsonArticolo su Il Tirreno in merito alle combustioni:

Le vecchie carrette a 4 ruote? Sono praticamente innocenti, se viaggiano a benzina. Molto più innocenti di un diesel mediamente moderno e ancora di più di un caminetto. È il sorprendente, ma non troppo, risultato delle indagini Arpat, presentate martedì a Capannori nel corso di un convegno promosso dal Tirreno e organizzato dal Comune lucchese, dedicato all’inquinamento atmosferico. Un convegno che toccava da vicino anche la Valdinievole, perché proprio a Capannori sono le centraline di rilevamento e perché piana lucchese e Valdinievole si trovano praticamente nella stessa valle (e condividono la stessa aria).
I tecnici di Arpat e Regione hanno fatto un quadro chiarissimo, dettagliato ed esauriente delle cause di una così forte incidenza di polveri sottili e agenti inquinanti nella Piana che da Lucca arriva fino al Serravalle. E, soprattutto, hanno indicato chiaro e tondo cosa bisogna fare per ridurre e fermare l’inquinamento: va gradualmente, ma rapidamente ridotto il riscaldamento da legna e vanno ridotte le emissioni da diesel.
Le relazioni dei tecnici i hanno cancellato ogni dubbio: certo, il traffico è una fonte importante di emissioni nocive, ma il danno maggiore – dati scientifici e statistici alla mano – arriva dalla combustione del legno. In parole povere i veri nemici sono i caminetti e i fuochi all’aperto. Per questo i tecnici suggeriscono anche di passare alla raccolta a domicilio degli sfalci da parte delle aziende di smaltimento rifiuti e, soprattutto, di investire nell’informazione e nella formazione. Al tempo stesso, l’indicazione uscita dal convegno è di procedere con un piano di azione integrato tra i Comuni della Piana e della Valdinievole.
I sindaci però hanno avuto la conferma che le ordinanze per le targhe alterne, il controllo del riscaldamento e i divieti di accensione possono servire soltanto a evitare denunce penali per non aver rispettato, come responsabili della salute pubblica, le norme che impongono queste azioni. Un aspetto evidenziato anche dal sindaco di Monsummano Rinaldo Vanni, presente al convegno: «Dobbiamo capire se le azioni che portiamo avanti servono effettivamente o sono solamente un paravento per non incorrere in sanzioni. L’unanimità in questo tipo di scelte non è scontata ed è invece necessario che rispetto agli sforamenti scattino delle normative sovraordinate che impongano ai Comuni di muoversi insieme».

Eh certo, la legna inquina, così come le potature di ulivi e viti. Il gasolio e la benzina invece non inquinano, però intanto lì lo Stato incassa soldi con le accise. Ma queste persone, che fanno controlli e sparano queste sentenze, hanno almeno cognizione di causa? Secondo me no! Si bruciano gli scarti delle potature per evitare il profilerare di agenti patogeni, parassiti e altro, non per divertimento. E si è sempre bruciato legna in collina con un giusti criterio. Ci sono  contadini e contadini, così come ci sono politici e politici. Se poi gli scarti delle potature diventano una piccola fonte di reddito e bruciati nelle caldaie a biomassa, ben venga! Ma diamo una mano SERIA ai contadini veri (e non alle SpA agricole).

Ma poi… che c’entra Capannori con tutta la Valdinievole? Lamporecchio e il comune lucchese distano quasi 40 km. I dati, secondo me, non sono oggettivi. Installate allora una centralina ogni due/tre comuni, vediamo cosa viene fuori. Ed evitiamo certi allarmismi fuori luogo!

La razza del Monni

Noi semo quella razza che non sta troppo bene
che di giorno salta i fossi e la sera le cene
lo posso grida’ forte, fino a diventa’ fioco
noi semo quella razza che tromba tanto poco
noi semo quella razza che al cinema si intasa
pe’ vede’ donne gnude, e farsi seghe a casa
eppure la natura ci insegna sia sui monti sia a valle
che si po’ nasce bruchi pe’ diventà farfalle
ecco noi semo quella razza che l’è fra le più strane
che bruchi semo nati e bruchi si rimane
quella razza semo noi è inutile fa’ finta
c’ha trombato la miseria e semo rimasti incinta
Noi semo quella razza, e ‘un credo di esser solo,
che spesso e volentieri l’ha preso nel bocciolo!

Quest’anno niente ciclismo

ciclismo

Apprendo la notizia, leggendo sugli alert di Google, che quest’anno non verrà organizzato il tradizionale e consueto Gran Premio Industria e Artigianato a Larciano. E’ tutto un dire!

Che succede?? Uno sport che ha fatto di queste terre la fucina di tanti campioni non avrà quest’anno la sua gara.

Un brutto segno. Vuol dire che la crisi c’è, che non siamo usciti dal tunnel, non siamo tutti al ristorante e non ci siamo arricchiti, checché ne dicano i vari capi di governo da Berlusconi a Monti a Letta a Renzi.

Cara maestra…

lacrimeCara maestra Vally, oggi ti abbiamo salutato. L’ultimo saluto terreno. Sei stata con noi per 92 anni, ma noi ti abbiamo conosciuto solo dal 1982, quando ci hai preso per mano e ci hai fatto crescere.

Ti ricordo ancora, il primo giorno di scuola, ci hai accolti e ci hai fatto vedere la scuola, le aule, gli altri alunni, le altre maestre. Ricordo le mattonelle rosse, le grandi finestre, i termosifoni in ghisa dove noi bimbetti ci mettevamo appollaiati a fare merenda, la tua voce dolce di maestra/mamma e le nostre paure nell’affrontare questo grande passo.

Una grande aula… due classi insieme… Era normale, per un paesino piccolo come Cecina, arroccato sulle colline del Montalbano, avere una manciata di alunni che condividevano gli stessi spazi. E tu, riuscivi sempre a insegnarci, con tanta calma e tanto rigore, ciò che i programmi ministeriali dettavano.

Abbiamo imparato le preghiere del mattino (a quei tempi era religione di Stato!!), abbiamo imparato le liturgie della messa, abbiamo imparato che tu e tua sorella avevate i nomi di due opere liriche, poiché vostro padre era un appassionato e vi ha tramandato il gusto di una musica di alto livello.

Sei stata anche severa e rigida, se serviva: la disciplina era importante e tu non hai mai smesso di insegnarla, fino all’ultimo. Ricordo bene la tua canna di bambù, dietro la lavagna, e qualche volta l’hai anche usata (si, signori, a quel tempo c’erano le punizioni e, nonostante Telefono Azzurro, quelle punizioni tanto severe e tanto rigide sono state un toccasana per la nostra educazione! Cosa che, oggi, purtroppo, non esiste per la svogliatezza di genitori e nuovi insegnanti nel voler educare BENE i propri figli).

Hai lottato fino alla pensione, affinché a Cecina rimanesse aperto il plesso scolastico, poi le scelte accentratrici hanno prevalso e nella nostra bella scuola sono stati ricavati appartamenti.

Addio maestra, grazie di cuore per tutto quello che hai fatto per noi, alunni nati nel 1976, ma anche per tutti coloro che ci hanno preceduto e seguito. Grazie per tutto quello che hai fatto per noi. Grazie.

Sia fatta la volontà di Ignazio

bandiera-rainbowLeggo su internet che alcuni amici si sono offesi dalle parole pronunciate da Ignazio La Russa, al convegno organizzato dalla Regione Lombardia sul tema della famiglia “tradizionale”. Convegno organizzato dalla Regione a fini meramente politici (e quindi con la minaccia da parte della BIE di sconfessare l’Expo2015) nella sala dedicata a Giovanni Testori, grande intellettuale italiano ed omosessuale. Una beffa dietro l’altra.

Il convegno, organizzato da Alleanza Cattolica, tratta di “famiglie naturali”, considerando quella costituita esclusivamente da uomo e donna come l’unica possibile; alternando gli interventi di chi propone sistemi pedagogici e psicologici per “riconoscere” l’omosessualità nei più piccoli e quindi “assisterli”, ad altri, di illustri ricercatori clinici che metteranno addirittura in dubbio l’esistenza stessa di categorie quali quelle dell’eterosessualità e dell’omosessualità, fino a presunte cure e metodi di guarigione.

Per puro diritto di informazione, vorrei semplicemente ricordare qualche dato (ricopio un po’ di informazioni prese dalla voce su  Wikipedia):

  • L’omosessualità è una variante naturale del comportamento umano che comporta l’attrazione sentimentale e/o sessuale tra individui dello stesso sesso. Nella definizione di orientamento sessuale, l’omosessualità viene collocata nel continuum etero-omosessuale della sessualità umana, e si riferisce all’identità di un individuo sulla base di tali attrazioni e dell’appartenenza a una comunità di altri individui che condividono le stesse;
  • L’orientamento sessuale è stato provato essere generalmente impermeabile agli interventi intenzionati a cambiarlo. Nessuna ricerca scientificamente adeguata ha dimostrato che tali interventi siano effettivi o salutari. Le principali organizzazioni di sanità mentale non incoraggiano gli individui al tentativo di cambiare il loro orientamento da omosessuale a eterosessuale. Tutte le maggiori organizzazioni statunitensi di sanità mentale hanno adottato una politica di dichiarazioni con lo scopo di avvertire i professionisti e il pubblico sui trattamenti che implicano il cambiamento dell’orientamento sessuale. Le maggiori associazioni di sanità mentale considerano i punti di vista che sposano organi intenzionati a tale cambiamento non sostenuti dalla scienza e che tali cosiddetti trattamenti sull’omosessualità creano uno scenario in cui il pregiudizio e la discriminazione possano fiorire.
  • L’American Psychological Association “incoraggia i professionisti di sanità mentale a sfatare la travisante efficacia dei tentativi di cambiamento dell’orientamento sessuale che promuovono o promettono il cambiamento del medesimo, incoraggiando invece a fornire assistenza a quelle persone afflitte dalla loro o da quella di altri situazione sessuale, e conclude che i benefici riportati dai partecipanti a tentativi di cambiamento possono essere ottenuti mediante approcci che non intentano al cambiamento dell’orientamento sessuale”.
  • L’Australian Psychological Society afferma che “L’orientamento omosessuale non è una malattia mentale e non ci sono ragioni scientifiche per tentare una conversione di lesbiche o gay ad un orientamento eterosessuale. L’Australian Psychological Society riconosce la scarsità di evidenza scientifica riguardo l’utilità di una terapia di conversione, e sottoscrive che essa potrebbe, di fatto, essere dannosa per l’individuo. Cambiare l’orientamento sessuale di una persona non è semplicemente una questione di cambiamento del comportamento sessuale della stessa. Esso necessiterebbe dell’alterazione dei sentimenti emozionali, romantici e sessuali della persona e la ricostruzione della propria concezione di sé e dell’identità sociale.”
  • Similmente, il Royal College of Psychiatrists stabilisce che “Non v’è alcuna evidenza scientifica che l’orientamento sessuale possa essere modificato.” e che “La maggior evidenza dell’efficacia di un qualsivoglia trattamento deriva da test clinici random e nessun test di questo tipo è stato mai eseguito in questo campo.”David Satcher della Surgeon General of the United States fornisce un rapporto che afferma che “non esiste una valida evidenza scientifica per cui l’orientamento sessuale possa essere modificato”.
  • L’American Psychiatric Association (APA) ha inoltre affermato che “alcune persone credono che l’orientamento sessuale sia innato e stabile; malgrado ciò, l’orientamento sessuale si sviluppa nel corso della vita di una persona”. L’APA dice anche che “la maggior parte delle persone sperimenta ben poco o senza alcun senso di scelta riguardo al proprio orientamento sessuale.” In un resoconto in associazione con le maggiori organizzazioni mediche americane, l’APA afferma che “differenti persone realizzano in differenti punti della propria vita di essere eterossessuali, gay, lesbiche o bisessuali”. Un rapporto della Centre for Addiction and Mental Health afferma: “Per alcune persone, l’orientamento sessuale è continuo e stabile nella loro vita. Per altri, l’orientamento sessuale può essere fluido e cambiare nel corso del tempo”.
  • Nel 1973, l’American Psychiatric Association rimosse l’omosessualità dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, negando così la sua precedente definizione di omosessualità come disordine mentale. Nel 1977 il Québec divenne il primo Stato al mondo a proibire a livello giuridico la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. Durante gli anni ottanta e novanta del XX secolo, la maggior parte delle nazioni sviluppate approvò leggi decriminalizzanti il comportamento omosessuale e che proibivano la discriminazione contro persone lesbiche e gay nel lavoro, nei contratti d’affitto, in casa e nei servizi. D’altra parte, molte nazioni del Medio Oriente e africane, così come vari stati asiatici, caraibici e sudpacifici, ritengono l’omosessualità illegale. In sei nazioni il comportamento omosessuale è punibile con l’ergastolo; in altre dieci la pena può giungere alla morte.

L’onorevole Ignazio La Russa siede sulla poltrona di onorevole praticamente quasi ininterrottamente dal 1992. Segno evidente che una buona fetta di popolazione italiana si rivede nelle sue proposte politiche e nelle sue ideologie, altrimenti non avrebbe avuto questa carriera politica. Quindi, per una fetta dei miei concittadini di destra, non c’è niente di male a trattare argomenti assolutamente senza un fondamento scientifico, sperperando denaro pubblico che avrebbe avuto sicuramente più validi motivi di spesa in altri fronti, in un’aula dedicata a Giovanni Testori, uno tra i più illustri scrittori, drammaturghi, storici dell’arte e critici letterari italiani.

E, allora, amici miei, perché vi scandalizzate? Se, poi, alla luce delle sue simpatiche affermazioni, strabuzzate gli occhi e vi sentite un filo offesi dalle sue parole, smettete di votarlo. Il popolo italiano (almeno una parte) ve ne sarà grato (poi però non metteteci Renzi al suo posto, perché fa anche peggio, grazie!!!).

Nous ne sommes pas Charlie Hebdo

Charlie Hebdo

Charlie Hebdo

Leggo e rileggo un po’ di informazioni e notizie sui fatti di Parigi. Tralascio le varie ipotesi di complotto sul nuovo ordine mondiale o di sedicenti savi di sion etc etc. Non ho elementi per fare una critica così piena e totale. Certo è, però, che posso prendere spunto da alcune notizie e alcune interviste apparse sui quotidiani, italiani e stranieri, e porre una riflessione tutta italica.

La prima impressione, dopo i tragici fatti della redazione del giornale “Charlie Hebdo” e degli accadimenti successivi, è stato sdegno e condanna per un atto vile, senza sé e senza ma. Tutti noi siamo stati “Charlie” perché noi, che viviamo nella cultura occidentale, riteniamo il diritto di cronaca un diritto faticosamente conquistato e che va difeso, senza censure o altro.

Però…

Però poi, a mente fredda, mi viene un piccolo dubbio. Perché la satira, secondo me, non può essere senza linee guida. Arrivi ad un punto che, forse, ti devi fare una piccola autoanalisi e chiederti se quello che hai scritto finora sia sempre stato satira, o se sia sconfinato in un “più”, che è andato oltre.

Personalmente, leggendo qua e là, mi sono posto una domanda e mi sono dato una risposta. Ma la risposta, purtroppo, non è stata quello che mi aspettavo. Cari amici di Charlie Hebdo, siete andati troppo oltre la mera satira politica e di costume.

La cultura islamica è diversa dalla nostra, sia in termini di religione che in quelli di educazione civica. Noi abbiamo scisso stato e chiesa già da diversi secoli, mentre molti paesi islamici (oserei dire quasi tutti ma per ignoranza della materia non posso confermare) tutto ciò non è avvenuto, per cui la vita civile è scandita da precetti e leggi religiose. E questo va preso come dato di fatto.

Che poi ci siano generazioni di ragazzi e uomini e donne che siano più aperti alla cultura occidentale, ecco questi sono gli spiriti di collaborazione e di integrazione che servono per una vera civiltà multiculturale, o melting pot. Ma non è giusto che, per anni e anni, andiamo a stuzzicare il drago dormiente e poi ci scandalizziamo che questo, un giorno, gli prende il matto e comincia ad arrostirci col suo soffio infuocato!! Perciò, cari amici francesci, direi che sì, siete andati troppo oltre e la vostra, da satira politica, è divenuta offesa gratuita e spregiudicata. Non continuate a stuzzicare il drago, perché anche l’islam moderato rischia di incazzarsi, e ne avrebbe tutte le ragioni.

E noi in Italia? Noi e la satira siamo in uno strano connubio. La nostra non è vera satira come quella dei nostri cugini d’oltralpe. No. La nostra è una presa per il culo leggera e surreale, noi non possiamo permetterci di essere così spregiudicati. Pena, la denuncia per reato di vilipendio!! Ossia, un reato penale, mica pizza e fichi!
Abbiamo:

  • Vilipendio del presidente della Repubblica (art. 278)
  • Vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate (art. 290)
  • Vilipendio alla nazione italiana (art. 291)
  • Vilipendio alla bandiera italiana (art. 292)
  • Vilipendio di bandiera o emblema di Stato estero (art. 299)
  • Vilipendio della religione (art. 403-404)
  • Vilipendio delle tombe (art. 408)
  • Vilipendio di cadavere (art. 410).

Ora, a leggere quanto sopra, secondo voi, in Italia, si può fare satira come in Francia? Ma direi proprio di no! E nonostante i buoni propositi della signora Santanché, che vorrebbe che tutti gli editori europei (!) fossero licenziatari della rivista Charlie Hebdo per ripubblicarla nei propri paesi di appartenenza, tutto ciò in Italia sarebbe impossibile. Perché da noi non si può pensare di passarla liscia attaccando Quirinale, Montecitorio, Palazzo Madama, Palazzo Chigi, tutta la Repubblica, la bandiera, il Papa, il Vaticano intero etc etc etc. Come fa un politico a sputare nel piatto dove ha mangiato e tuttora mangia??? Impossibile!

Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi furono uno dei casi più eclatanti di censura alla satira. L’episodio è del 1959, con primo attore l’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Dal Corriere della Sera di quel periodo: “…Giovanni Gronchi, terzo presidente della Repubblica, non fu contestato in senso stretto. Basto’ che Vianello e Tognazzi (mattatori della trasmissione “Un, due tre” ndr) facessero un riferimento, tra l’ altro rispettoso, a “quell’ incidente” perche’ la trasmissione fosse condannata a morte. Era il 24 giugno del 1959: Giovanni Gronchi era nel palco d’ onore della Scala di Milano, accanto a Charles De Gaulle. Ecco l’ incidente: il nostro presidente cadde rovinosamente. Nelle cronache dell’ epoca si parla molto di “Sala trasformata in serra di gladioli”, di “aria inconfondibile dei grandi incontri” ma non c’ e’ traccia del fattaccio. Eppure, qualche tempo dopo, Vianello, in Tv, a Tognazzi che simulava una caduta, si permise di dire “Ma chi ti credi di essere?”. La trasmissione fu abolita e Vianello fu messo “in quarantena” dalla Rai.” E poi sento la Santanché che vuole Charlie Hebdo in Italia!! Ma per piacere!! Appena noi cittadini vi mandiamo a fanculo, voi politici aizzate il pelo sulla schiena e ve la prendete neanche vi sputassimo in faccia (e non lo facciamo perché sennò vi disinfettiamo, sappiatelo!). E poi… voi politici, che vi elevate a paladini di religione e famiglia tradizionale, voi… divorziati, risposati in seconde o terze o quarte nozze… proprio voi… parlate di argomenti che già sentirveli nominare è già satira!

Per cui, concludendo, direi proprio no, noi non siamo e non saremo mai Charlie Hebdo. Almeno non in Italia con questa cultura baciapile e poco laica.