Lavoro 2012

Come ogni giorno, accendo il computer, apro Gmail e mi metto a spulciare gli annunci di lavoro che i vari siti di recruiting online mi mandano… Decine… Centinaia di annunci…

Esperienza… Esperienza… Età di apprendistato… Conoscenza lingue straniere fluente quasi madrelingua…

Non lo so più a cosa pensare…

Le aziende non vogliono spendere anzi, potendo tornare alla schiavitù, sarebbero ben felici… Ammettetelo, cari imprenditori, tanto lo sappiamo che la maggior parte di voi la pensa così! Volete degli schiavi che vi facciano guadagnare soldi, punto! Chi più, chi meno, ma il pensiero strisciante è questo! Si, certo, siamo nel XXI secolo, la schiavitù è stata abolita, etc etc etc… Ah sì? E perché, la minaccia del licenziamento al fine di far lavorare di più i vostri dipendenti, magari senza pagare gli straordinari, come la chiamate? Concessione per grazia divina? Ok che il vostro “lavoro” è investire soldi per creare ricchezza, ma questo non significa che a pagare siano i soliti disgraziati!!!

Poi lo Stato: vuole incassare più tasse e l’unica e più veloce via è martoriare le buste paga. Ma fare un serio controllo sui cosiddetti autonomi, no? E’ più difficile, certo, ma come si fa a pensare che un orefice guadagni meno di un operaio? Cioè, manca soltanto che ci dicano che le mucche volano da sole e poi via! tutti davanti al cancello del manicomio!!

E poi noi cittadini, soprattutto noi trentenni disoccupati, condannati a un trattamento lavorativo da cani perché chi è venuto prima di noi ha sperperato quanto ha potuto… Si certo, abbiamo computer, internet, smartphone, energia elettrica, tante belle cose… Ce le state facendo pagare col nostro futuro però! Futuro che sarà estremamente nero, visto che di pensione non se ne parla neanche a pregare in aramaico antico!

Chiudo il computer… mi ha fatto venire il fegato amaro… e non è buono per farlo a pranzo oggi…

Art. 1 Costituzione della Repubblica Italiana

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

Egregio signor Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, on. sen. Monti;

Egregio signor Presidente della Repubblica Italiana, on. Napolitano;

Mi permetto di scrivere a Voi questa mia lettera aperta perché il momento storico è, a mio avviso, uno dei più delicati che la nostra giovane Repubblica stia vivendo. Se lo slogan degli anni ’60 era “potere ai giovani”, ora io lo cambierei in “potere al popolo”. Stiamo assistendo, quasi impotenti, a un progressivo svuotamento del reale potere di controllo del popolo nei confronti del Sistema, vale a dire della struttura dello Stato. Di fatto, la sovranità non appartiene più al popolo, di fatto la sovranità è stata progressivamente spostata a favore di segreterie di partito, lobby economiche, grandi centri di affari internazionali, banche, finanziarie, etc etc etc. La sovranità è stata spostata a favore del DENARO. La Banca Centrale Europea, organismo tecnico, chiede che in Italia si facciano sacrifici per contenere la crisi e lo sperpero di denaro, ma questo si traduce in un rigore economico/finanziario che esaspera la popolazione già afflitta dalla crisi. Le banche, che hanno operato per anni e anni in un limbo giuridico che nessun paese ha osato ancora disgregare e rendere illegale, hanno sperperato i soldi dei risparmiatori creando fumo dal fumo (i famosi derivati) e poi, come mendicanti al cospetto del popolo sovrano, hanno chiesto umilmente scusa e supplicato il loro salvataggio… con i soldi dei contribuenti! La logica di mercato, di fatto, ci ha portato a questa crisi, ma allo stesso tempo non ci aiuta a uscirne. Signor Presidente del Consiglio, la sua politica liberista avrà anche portato i conti della Repubblica ad essere parzialmente in ordine, ma ha causato ancora una volta una disparità nei trattamenti dei contribuenti. L’art. 53 della Costituzione, ancora vigente fino a che lobby non voglia, recita che “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.” Aumentare le imposte, le accise e l’IVA non è per nulla conforme a questo criterio.

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