27 Gennaio. Giornata della memoria

Il prof entra in aula: “Chi non è di Ravenna si metta da questa parte”.
Gli studenti lo guardano con sospetto, chi non è nato nella città romagnola, e sono poco meno della metà, si sposta ciondolando senza capire le motivazioni.
“Bene, volevo dirvi che d’ora in poi non potrete più fare lezione in questa classe, non potrete più venire a scuola”.
Facce allibite, “Prof, ma è serio?”, “Dai, è uno scherzo”.
“Sono serissimo, ora toglietevi orologi, braccialetti, collanine e appoggiateli su quel banco. Voi che avete gli occhiali, via anche quelli”.
“Ma non ci vediamo!”.
“È così. Le cinture anche, ragazzi. E le scarpe, non vi servono più. Ragazze, tiratevi indietro i capelli, legateli, nascondeteli come se non li aveste più”.
Una ragazza tornando verso il gruppo dei “non nati a Ravenna” senza scarpe dice: “Non mi sento più io”. Chi ammette di essere in imbarazzo, chi sogghigna. Poi cala il silenzio. Gli studenti ravennati, a bassa voce, uno con l’altro commentano: “Ma dai, ma perché?”.
Quelli che non sono nati a Ravenna vengono spostati verso le finestre, fa freddo dagli spifferi, gli altri possono stare al caldo accanto ai termosifoni.
Il professore si ferma: “Chi di voi ha capito?”
Tutti hanno capito: “Ci ha fatto vivere cosa hanno provato gli ebrei quando sono stati separati dai loro compagni, quando sono stati deportati”.
“E voi come vi siete sentiti?”
“A disagio, gli altri mi vedevano come io non voglio essere vista”. E ancora: “Ma senza occhiali non vedevo nulla”. Tutti concordano: non è giusto, ovvio. Eppure è stato.
L’insegnante ha continuato, rivolgendosi al gruppo dei nati a Ravenna: “E voi, perché siete stati zitti?”.
“Perché lei è il prof”.
“Ma se l’autorità commette qualcosa di atroce voi NON DOVETE TACERE. Succedeva cosi anche con le leggi razziali: alcuni avevano paura di esporsi pur riconoscendo che non erano giuste, altri hanno reagito con un atteggiamento superficiale”.
Lezione conclusa.
Accadeva 4 anni fa. La Shoah spiegata agli studenti dal prof. di lettere Diego Baroncini, allora trentenne. Grazie

27 Gennaio. Giornata della memoria. Per non dimenticare!

Giornata della Memoria 2018

SE QUESTO E’ UN UOMO

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e i visi amici:
considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna
senza capelli e senza nome,
senza più forza di ricordare,
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore,
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca
i vostri nati torcano il viso da voi.

Dedicato a tutti coloro che, ieri come oggi, non voglio guardare il mondo.
Dedicato a coloro che soffiano sulla paura del popolo contro il diverso, l’estraneo.
Dedicato a coloro che inneggiano al fascismo, al nazifascismo, a coloro che dicono che il Duce Mussolini ha fatto anche cose buone.
Dedicato alla gente che soffoca la libertà degli altri con la propria libertà.
Dedicato a chi non vuol guardare, ascoltare, ricordare che siamo stati in dittatura e che Primo Levi ne fu un testimone.
Dedicato a chi rinnega la Storia e gli orrori che noi uomini abbiamo osato scolpire nel nostro percorso sulla terra.

Dedicato a tutti quei ragazzi, i ragazzi del ’99, che si sono sacrificati per darci la libertà, la democrazia, un futuro.

Chi rinnega tutto ciò, non merita che il disprezzo e la compassione.